Gian Luigi Bettoli, gruppo di lavoro sulla Salute Mentale di Legacoopsociali
In un mondo politico italiano ed europeo paralizzato dalla crisi finanziaria della parte occidentale del Pianeta; in un Parlamento nazionale esautorato da anni dalle pratiche della decretazione d’urgenza e dalla legislazione sulla “giustizia”; un colpo di mano delle forze di destra – mai come in questo caso unite sui loro “valori fondanti”, sempre gli stessi: Dio, Patria e Famiglia, quelli per cui si scatenano le guerre “sante” e le campagne elettorali – mette in discussione la “legge Basaglia”, cioè la legge 180/1978, la riforma delle politiche della Salute Mentale per cui l’Italia è diventata il consolidato punto di riferimento internazionale.
Il risultato della votazione in commissione di ieri, porterebbe a raddoppiare il periodo di “trattamento sanitario obbligatorio” (Tso), cioè quel delicatissimo istituto in cui viene revocato il diritto di libera scelta di ogni persona, per sottoporla ad un trattamento sanitario in forme coattive. Non solo: si allungherebbe all’inverosimile la possibilità di trattenere una persona contro la sua volontà, fino ad un anno, con evidente soddisfazione di quel sistema di cliniche private che ambisce ad un ben pagato ritorno alla clausura istituzionale delle problematiche di Salute Mentale.
L’azione antiriformatrice, condotta negli indimenticabili anni del governo berlusconiano attraverso una pluralità di progetti controriformatori, troverebbe in tal modo la sua sanzione, con l’accantonamento delle moderne politiche di Medicina Sociale, a favore degli autoritari modelli muccioliani di trattamento delle tossicodipendenze, secondo la lettura semplicistica dell’on. Ciccioli.
In un tutto coerente, dall’estensione dei sistemi di “comunità” di grandi dimensioni, alla diffusione dei centri di reclusione amministrativa per immigrati, in una logica concentrazionaria contraria alle politiche della salute e – si parva licet – dei Diritti Costituzionali.
Stupisce che il colpo di mano di ieri avvenga a solo poche settimane dalla legge che impone finalmente la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, uno degli ultimi orrori della psichiatria ottocentesca ancora viventi. Ci auguriamo che il Parlamento repubblicano corregga questa evidente enormità, evitando al nostro paese di passare da modello planetario di buone politiche della Salute Mentale al medioevo manicomiale.