di Francesca de Carolis
giornalista, da tempo si occupa di detenzioni e costrizioni
“Altro non è che una piazza. Una piazza in cui le persone che per ragioni e a titolo diverso frequentano i luoghi della salute mentale si incontrano, si riconoscono, parlano”.
La risposta con le parole di Peppe dell’Acqua, psichiatra, ex responsabile dei servizi psichiatrici di Trieste, che tanto ha lavorato al fianco di Basaglia, e che questa piazza ha “aperto” nel 2003 insieme a persone convinte della necessità di ricucire la frattura che negli anni ha allontanato le pratiche nel campo della salute mentale da quanto enunciato e pur praticato nel solco della rivoluzione guidata da Basaglia…
Perché ne parliamo? Perché se questa dissociazione, quel solco, nonostante l’impegno di molti, purtroppo continua sempre più ad allargarsi, il Forum oggi vuole rinascere, e rinasce intorno a una sorta di “chiamata alle armi”, pensando, e perché no?, a una terza rivoluzione…
Quantomai necessaria se, guardandosi intorno… come non vedere la distruzione nei fatti e la negazione feroce del pensiero e del percorso avviato con Basaglia…
A cominciare da quello che da qualche tempo si denuncia a Trieste, che pure di quella rivoluzione è stato il cuore, lì dove “tutto è accaduto”, dove oggi, come denuncia Dell’Acqua…
“molte psichiatrie ‘della distanza e della pericolosità’, che abbiamo tenuto lontano dalla nostra regione con fatiche indicibili, sembrano ora gradite e attraenti per i nostri amministratori”.
Di salute mentale, di psichiatrie, diciamo la verità, se ne parla molto poco, e solo magari quando leggiamo di cronache di pratiche violente e di morti, per contenzioni, ad esempio… Ricorderete di Elena, morta nell’agosto del 2019 nell’incendio del reparto di Psichiatria dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, mentre era in un letto di contenzione. Magari forse avrete appena sentito parlare della morte di Wissem, il giovane tunisino morto dopo cinque giorni legato in due ospedali romani. Storie che comunque presto vengono dimenticate, archiviate come “incidenti che pur accadono”.
Ma, a parte chi se ne occupa, chi parla più di tutte le persone che, a tanti e diversi livelli, vivono l’esperienza del disturbo mentale? Perlopiù invisibili.
Se da un lato la pratica della contenzione non è mai stata abbandonata, anzi, parole di Dell’Acqua, “i ‘legatori’ vengono allo scoperto e rivendicano con parole gentili dignità alle loro orrende pratiche” nonostante sia ormai accettato che la contenzione non è mai atto terapeutico (e se solo vi affacciaste un attimo sulla tremenda realtà della maggioranza dei Servizi di diagnosi e cura, fra squallore, miseria, abbandono e sbarre)… dall’altro rischiano di scomparire, lì dove sono nati, servizi in grado di accogliere davvero e seguire persone che vivono l’insistenza del disturbo mentale nella loro vita, che poi si tratta spesso di persone ammalate di quell’emarginazione che la malattia la produce… E quindi i centri aperti 24 ore, ad esempio, e tutte quelle articolazioni sul territorio che “colgono la malattia nella vita e non in un letto d’ospedale” (parole di Franco Rotelli), e che costruiscono “la città che cura”.
Insomma, esattamente il contrario della grande dimensione, che purtroppo riguarda tutta la sanità e per tanti versi la indebolisce, con la benedizione di tanto imperante spirito mercantilistico. Una dimensione nella quale soprattutto le persone che soffrono di disturbo mentale vengono respinte nell’invisibilità, nella quiete spaventosamente muta dei trattamenti delle psichiatrie del farmaco.
Contro tante cattive pratiche la “chiamata alle armi” è per una rivoluzione che riprenda e ridia forza a una scelta culturale, che significa anche restituire a chi l’ha perso il proprio discorso, riaccolto a vivere con tutti gli altri, e significa una scelta di campo e una presa in carico delle persone, progetti personalizzati, impegno su piccola scala… che “dovrebbero rappresentare la potente alternativa alle modalità burocratiche e de-soggettivanti che dominano le (cattive) pratiche nella quasi totalità dei dipartimenti di salute mentale”.
Ascoltando le parole, gli interventi, le testimonianze, le voci di realtà, che arrivano da tutta la penisola, dei primi incontri di questo Forum che vuole rinascere, alla fine, nonostante tutto, forte emerge il desiderio e l’impegno per ritrovare quella “dimensione amorosa, soggettiva, utopica e un po’ sognante che si è andata perdendo”, che è quella che è stata la forza della rivoluzione di Basaglia e di tutto il movimento che vi si era coagulato intorno.
Aspettando, e ce lo auguriamo, la terza rivoluzione che verrà. Con immaginiamo in testa, ancora una volta, Marco Cavallo, l’enorme cavallo di cartapesta nato nel fantastico laboratorio dell’Ospedale psichiatrico di Trieste che l’ultima domenica di febbraio del 1973 attraversò le strade della città accompagnato dal corteo degli ospiti dell’ospedale psichiatrico, da allora simbolo della lotta contro tutti i manicomi.
Il Forum è anche un sito, con un titolo dal primo impatto forse un po’ spiazzante: La Terra è blu. Il richiamo è alle parole del primo astronauta, Yuri Gagarin, che vedendola, con meraviglia, così esclamò: “La vedo, la Terra è blu!”. Era il 12 aprile di sessantuno anni fa, e il 12 aprile, lo ha stabilito nel dicembre scorso l’Unesco, è ora giornata internazionale del volo dell’uomo nello spazio. E quest’anno, nella luce umida di questo aprile, riprende il volo anche l’avventura di questa piazza virtuale che al pensiero e all’impegno dell’altra piazza vuole fare da eco, con l’augurio e la visione di una Terra che nel colore blu della tranquillità, dell’armonia che tutto abbraccia, sia davvero accogliente per tutti. Una Terra blu come un’arancia (e questa sembra un’altra storia, ma, se andate a leggere, vedrete che pure ci sta).
pubblicato il 10 aprile 2022 sul sito “Ultima voce”