Giornata-mondiale-contro-la-violenza-sulle-donne-gli-uomini-siano-i-primi-a-mettere-sotto-accusa-chi-genera-violenzaEcco perché si rischia il naufragio di una storia ricca di cambiamento e di futuro. Il settore della Salute mentale è una reale anomalia positiva nel panorama dei Paesi occidentali avanzati. Tuttavia oggi questo patrimonio è messo seriamente a rischio dalla politica persistente (e che sembra confermata anche nel 2016) dei tagli lineari, ovvero nel ridimensionamento a monte dei finanziamenti alla sanità pubblica.

 di Fabrizio Starace.

La prospettiva di nuovi, ulteriori, tagli alla Sanità getta non pochi dubbi sulla sostenibilità del sistema di cura per la Salute mentale nel nostro Paese. Se il Servizio sanitario italiano è tra i più virtuosi al mondo, quando si considerano i risultati ottenuti a fronte della spesa, che è stabilmente inferiore alla media dei paesi Ocse, il settore della Salute mentale, cui viene destinato il 3-3.5% del Fondo sanitario, è una reale anomalia positiva nel panorama dei Paesi occidentali avanzati.
Con il numero dei posti letto più basso dei Paesi Ocse, una frequenza di trattamenti obbligatori che è anche 20-30 volte inferiore a quella di molti Paesi anglosassoni o scandinavi, l’Italia ha mostrato da lungo tempo che è possibile fare a meno degli Ospedali psichiatrici (più recentemente anche degli Ospedali psichiatrici giudiziari) ponendo fine ai trattamenti inumani e degradanti che in quei luoghi si perpetravano. E’ possibile, cioè, affrontare i disturbi psichiatrici sul territorio, nei luoghi di vita, attraverso una rete capillare di servizi di Salute mentale di comunità, attraverso una capacità di contatto per oltre 2 mila persone ogni 100 mila abitanti in età adulta e di presa in carico per almeno la metà di esse, evitando contestualmente l’istituzionalizzazione della sofferenza. Inoltre, con l’azione combinata e coordinata d’interventi sanitari e sociali, con la reale intersettorialità della Salute mentale nelle politiche dell’istruzione, del lavoro, della casa, dell’inclusione comunitaria, l’Italia ha dato corpo e sostanza ai principi di cittadinanza e di non discriminazione invocati dalle Carte fondamentali Italiana, Europea, delle Nazioni Unite. 

Occorre dare atto, naturalmente, delle significative differenze inter-regionali. Tuttavia le criticità, laddove si manifestano, non riguardano in modo specifico ed esclusivo la salute mentale ma impattano, seppur con modalità ed intensità diversa, su tutti i settori della Sanità essendo esse stesse il sintomo di una più generale sofferenza dei sistemi di welfare. Ciononostante, questo Sistema di Cura e inclusione sociale costituisce un vero e proprio laboratorio di comunità a cielo aperto cui Organismi internazionali e altri Paesi guardano come modello per orientare ed implementare azioni riformatrici locali.

Purtroppo oggi tutto questo viene messo in seria discussione

Proprio quando la sanità si avvia con maggior decisione sulla strada della de-ospedalizzazione, della prossimità territoriale delle cure, della domiciliarità degli interventi, il settore della salute mentale – che più di altri ha tradotto questi principi in pratica quotidiana negli ultimi 35 anni – viene messo in crisi dall’annuncio di tagli lineari e generalizzati. Non si è spenta l’eco del DL 78/2015 sugli Enti locali e del taglio di 2 mld e 350 milioni alla sanità per il 2015, che giungono infatti le parole del presidente del Consiglio che ha fissato l’asticella del fondo sanitario 2016 a 111 miliardi, quindi circa 2 miliardi in meno rispetto agli stanziamenti previsti dallo stesso decreto Enti Locali di solo due mesi fa. Le conseguenze di un’applicazione indiscriminata di queste scelte sul settore già gravemente sottofinanziato della Salute mentale, potrebbero essere devastanti. Le parole d’ordine per il raggiungimento dell’obiettivo di risparmio sono “lotta agli sprechi” attraverso recupero di “appropriatezza” e “riduzione della spesa per beni e servizi”. Vediamo come potranno essere declinate in Salute mentale.

Recupero di appropriatezza e salute mentale

Sui tagli 2015 ci limitiamo ad osservare che tra le prestazioni elencate nel Documento prodotto dal ministero non vi sono prestazioni della salute mentale. Né potrebbe essere diversamente, essendo l’elenco delle prestazioni del Ssn ancorato ad una logica fondata sulla bipolarità ospedale-ambulatorio, senza alcuna considerazione della complessità delle attività e degli interventi che caratterizzano la presa in carico territoriale. Sul versante delle prestazioni ambulatoriali, basti pensare che nel tariffario nazionale (DM 18.10.12) le prestazioni per la Salute mentale sono genericamente classificate come colloquio psicologico o psichiatrico e visita psichiatrica di controllo, alle quali si aggiungono la psicoterapia (individuale, familiare o di gruppo) e financo l’ipnoterapia.

Il nuovo schema dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), in via di approvazione da parte del Governo, identifica 17 tipi di attività nei vari ambiti di cura (dall’individuazione precoce e proattiva dei disturbi” a “interventi psicoeducativi rivolti alla persona e alla famiglia”, passando per i vari interventi clinici, psicologici, psicoeducativi, psicosociali) attraverso la presa in carico multidisciplinare e lo svolgimento di un programma terapeutico individualizzato.

Il Sistema informativo per la Salute mentale prevede 26 attività fondamentali ed ulteriori 8 (macroattività) che non vengono rilevate, ancorché centrali nelle attività di governo clinico della Salute mentale. Del resto, come non dare atto dell’impegno che i servizi producono per le diversificate attività cliniche rivolte al paziente e alla famiglia, per l’integrazione tra sociale e sanitario, per attività di riabilitazione o di tipo socio-assistenziale?  Non si tratta certo di impegno comprimibile nei 15 minuti riservati in media ad una visita specialistica in altre branche della medicina. E che dire della rete di comunicazione, formazione e lavoro congiunto, formalizzazione di protocolli di intervento, che deve precedere, accompagnare e seguire la decisione di un Trattamento sanitario obbligatorio? E del tempo necessario a sollecitare, negoziare, promuovere una scelta volontaria di trattamento in una persona non consenziente?

( 1- continua)

 

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  1. APPELLO per una NUOVA SALUTE MENTALE UMANIZZATA

    http://www.psychiatryonline.it/node/5846

    RIASSUNTO orientato alle problematiche specifiche dalla Uosm Giugliano Asl Napoli 2 Nord

    Chiedere alla Regione, al sindaco della città metropolitana e alla Dirigenza Asl una radicale trasformazione del sistema sociale e sanitario della Salute Mentale, chiedendo subito nuovo personale, nuove funzionalità e servizi, leggere il seguito, che garantiscano l’apertura del Centro di Salute Mentale sulle 24 ore con guardia attiva.
    Intanto trasformare l’Spdc in Centro Crisi aperto, tranne per sporadici casi di Tso da far durare anche meno di un giorno come fanno ormai ovunque annullando la formula Tso immediatamente.
    Mantenere i medici come guardia attiva sul territorio ma spostando le stanze e le funzioni delle stanze.
    Organizzare col 118 un nuovo contratto, facendo loro assumere psichiatri in deroga, organizzando con questi disponibilità a visite urgenti con 118, e organizzando un protocollo di intervento psicoterapico, sociale e familiare, incrementando le competenze anche dei medici di 118 e Pronto Soccorso, e infine pretendendo sul 118 psichiatrico la presenza di psicofarmaci adeguati alle crisi deliranti e maniacali.
    Cambiare la gestione del territorio riattivando con infermieri e medici anche Mugnano anche per DH, dépôt e Primo Ascolto.
    Contrattare con le cooperative sociali un incremento delle attività anche sul territorio, attraverso eventi pubblici contro lo stigma specifici per ogni Comune, attivando un servizio badanti, ricerca case per singoli o case famiglia e Reinserimento Lavorativo effettivo con protocolli differenziati su progetti personalizzati a seconda delle risorse dei pazienti, dei loro familiari, dei comuni e altri enti pubblici tramite Uvi
    Pretendere revisione e rescissione contratti esosi con manicomi privati a meno che non garantiscano Reinserimento sociale familiare e lavorativo con progetti personalizzati.
    Garantire continuità terapeutica e i bisogni sociali primari con disponibilità sulle 24 ore da organizzare con i Comuni o Città metropolitana e qualche cooperativa sociale.
    Garantire sempre la continuità delle relazioni sociali e familiari, affrontando i singoli problemi anche socioeconomici con l’attivazione di protocolli con la città metropolitana.
    Chiedere di estendere L’osservatorio cittadino sulla salute mentale a tutto il territorio della città metropolitana e intanto organizzare ogni settimana una riunione politica e organizzativa con pazienti, parenti e cooperative sociali, referenti Asl, Comuni e città metropolitana.

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