[…] Quando nel secolo scorso decisi di indicare quella soluzione, l’abolizione dell’articolo 88 del Codice Penale (bella ma impossibile), nella migliore delle ipotesi venivo additato come un provocatore o uno stravagante; oggi con rispetto della verità e con piena onestà intellettuale affermo che incidere sull’articolo 88 del Codice penale è in linea coerente con il testo, e il contesto, della legge 81 che in un punto fondamentale lega la durata della misura di sicurezza alla previsione della pena massima per il reato commesso (solo in caso di pena dell’ergastolo la misura di sicurezza è infinita o senza fine). Se si è scelto un nesso tra misura di sicurezza e reato, o in certo modo di qualificare il fatto come reato è coerente scegliere la via del giudizio, non per arrivare a una pena dura o esemplare ma per affermare una responsabilità, anche se affievolita, che ha sicuramente un valore terapeutico.
Una condanna giusta e umana dà maggiore dignità al soggetto che oggi è invece ridotto a cosa dalla incapacitazione totale. Anche gli operatori confermano grazie all’esperienza di questi anni che il meccanismo delle proroghe produce incertezza e non favorisce consapevolezza. Prosciolto e internato sono categorie che producono uno stigma che non favorisce prospettive di progressiva autonomia e reinserimento sociale. […]
L’articolo di Franco Corleone introduce la raccolta di saggi Il muro dell’imputabilità. Dopo la chiusura dell’Opg una scelta radicale.