Nel 1978 la legge Basaglia prevedeva la chiusura dei manicomi. Quarant’anni dopo, la riforma è realmente compiuta? Antonello D’Elia, psichiatra, prova a darci una risposta, partendo dalla propria esperienza: da laureando viveva con fastidio l’atteggiamento di disprezzo e indifferenza del suo primario ospedaliero nei confronti dei pazienti. Tutto il contrario di ciò che avrebbe voluto dire Basaglia, morto troppo presto per vedere i risultati della propria Rivoluzione, non del tutto attuata e non da tutti accettata e assimilata. L’autore mette insieme quelli che stanno con Basaglia e quelli che invece vorrebbero i matti legati e sedati. Aldo lavora al bar, racconta la storia d’amore cinematografica di due matti e dice che anche lui vuole essere un matto, se i matti sono così. Ignazio ha vissuto per anni con una donna il cui figlio era pazzo: per lui bisogna finirla con questi matti in libertà. Giovanna stava legata e le facevano l’elettroshock, ricorda ancora il puzzo di piscio del manicomio. Abdul è arrivato a Lampedusa su un gommone. Racconta anni di guerra e di dolore, derubato, torturato, venduto come schiavo.
In questo libro ci sono tutti: dai matti di prima, quelli rinchiusi nei manicomi e sottoposti alla tortura del disprezzo, a quelli di poi, fuori dai manicomi ma non ancora liberi né accettati dalla società.