Carissimi,

ho visto la proposta di legge da voi elaborata, e francamente non mi ci ritrovo.

Non entro nel merito di singole affermazioni, che possono anche essere prese singolarmente per buone. Ma, in generale, mi pare una proposta confusa, un qualcosa di simile ad uno di quegli asettici “manuali della qualità” che sempre più tempo sottraggono, giorno per giorno, al lavoro concreto con l’utenza ed alla riflessione con noi stessi. Come in ogni altro luogo di questa società postmoderna, aumenta il rumore di fondo, e diminuisce la possibilità di concentrazione. Comprenderete quindi in mio fastidio per aver trovato addirittura un articolo della PdL dedicato alla “qualità totale”.

Credo che la scelta dello strumento legislativo sia sbagliata: la legge c’è già, dal 1978, e le stesse valutazioni che fate in sede di presentazione della PdL siano arbitrarie. Il PO del 1998-2000, che non era neanche il primo, lungi dall’essere stato privo di effetti, è stato quello che – grazie ad una ministra “unica”, come Rosi Bindi – ha prodotto la chiusura dei residui manicomiali, molti dei quali ancora di rilevanti dimensioni.

La centralità teorico-pratica della questione “TSO” viene da voi ridotta ad epifenomeno fastidioso, mentre invece è proprio su quello che si concentrano tutti gli attacchi: di libertà umana stiamo parlando, non di specifiche cure cliniche. E scusate se è poco.

La vostra pretesa di normare pedissequante ogni aspetto della vita di un mondo, come quello della salute, regionalizzato ed esposto (con luci ed ombre) ad una sperimentazione allargata, arricchita dal processo di riforma del sociale avviata con la 328 – anch’essa sotto attacco dai sanfedisti alla Sacconi – mi pare francamente il contrario di quello che bisogna fare, che è invece di allargare reti di relazioni e di promozione delle buone pratiche, suscitare il protagonismo degli utenti e favorire un’evoluzione non corporativa dei familiari.

Trovo infine significatimente asfittica la vostra proposta di riforma del DSM (art. 3), soprattutto rispetto alle Linee guida emanate nel 2006 – altra significativa dimenticanza della vostra “ricostruzione storica”, che prevedevano ben altra apertura all’associazionismo degli utenti e dei familiari (altra cosa rispetto alle generiche “associazioni” da voi indicate) oltre che a quella cooperazione sociale che rappresenta gran parte delle risorse umane dei servizi.

Insomma: di una nuova normativa non credo si senta il bisogno. Anzi, il continuare a presentare proposte di legge non può che favorire la massa di reazionari che ne hanno già intasato gli archivi parlamentari, in una sorta di notte in cui “tutti i gatti sono bigi”.

Cordiali saluti.

Gian Luigi Bettoli, responsabile del gruppo di lavoro sulla Salute Mentale di Legacoopsociali

4 Comments

  1. lavoro da oltre 10 anni nell’ambito della salute mentale in progetti di cooperative sociali.
    quando ho ricevuto la mail di Bettoli ho letto con grande rammarico quelle righe, non per ciò che esprimono (ognuno ha la sua opinione) ma perchè nessuno mai mi ha chiesto cosa penso io della 181.
    quindi mi chiedo, perchè scrivere/rispondere a nome di legacoop sociali? altro sarebbe stato scrivere a nome proprio ovviamente.un saluto cordiale a tutti.

  2. lauren moreira

    Certo, Manu, che non ti si può dare torto.
    Anch’io lavoro nella salute mentale in progetti di cooperative sociali da più di dieci anni. E tante volte non mi viene chiesto cosa pensi io sui progetti in cui dovrei lavorare! Democrazia di Pordenone…

    Per quanto riguarda la 181 c’è la possibilità di informarsi e condividere opinioni sul sito di parole ritrovate.
    Io sono d’accordo con l’articolo di UNASAM quando dice:
    “Quindi, se è vero che in alcune regioni i principi si sono realizzati (compreso il 3°punto di cui sopra), per quale motivo si ritiene necessaria una nuova legge? A parer nostro, basterebbe che le regioni che non hanno realizzato il 3° principio lo facessero realmente. Perché alcune regioni ci sono riuscite e altre no? Perché le Regioni continuano a disattendere anche le Linee Guida Nazionali del 2008 approvate dalla Conferenza delle Regioni? Cosa ha a che fare questo con la legge? Vale quanto affermato sopra, cioè nulla. A queste domande si può rispondere con una azione incisiva da parte di tutte le organizzazioni che hanno a cuore il tema della salute mentale. Unendo l’impegno delle Associazioni a quello di UNASAM per ottenere Piani Regionali per la Salute Mentale che rispondano ai dettati delle norme e programmi nazionali già approvati.”
    Perché dopo tutti questi anni, ho capito che più che leggi, la salute mentale ha bisogno di persone che credono in quello che fanno.
    Dolciastro come concetto?
    Senz’altro. Purtroppo è la volontà di fare il vero ago della bilancia.
    Lauren Moreira

  3. grazie della risposta,
    conosco bene la 181, ho partecipato dagli albori alle riflessioni in merito.
    quello che io penso è che siamo tutti dalla stessa parte, dobbiamo unirci!
    la mia riflessione era + di cornice e ti rispondo mandandoti il testo di una mail che avevo scritto a Renzo de Stefani di ritorno da Roma all’incontro di parole ritrovate del 3/12 sulla 181..

    Caro Renzo,ho riflettuto tanto e non con tanta leggerezza ti mando un mio contributo su sabato e sulla proposta di L.181.
    Scrivo a te come nostro Segretario di Parole Ritrovate chiedendoti se puoi, di allargare questo confronto a tutte le persone, gli enti, le associazioni che abbiamo invitato il 3 dicembre a confrontarsi con noi a Roma, scrivendo dunque la tua solita mail, ma allargandola a tutti.
    Da persone come te e Peppe Dell’Acqua ho imparato tanto ed ancora imparerò ma mai sceglierò di farmi fermare dalle vostre idee se noterò che bloccano l’evoluzione di un sistema.
    Il FareAssieme ci vede insieme propositivi e combattivi nel perseguire obiettivi comuni di salute mentale della popolazione. Non credo ci debbano essere schieramenti, credo ci debba essere il buon senso.
    Di seguito ciò che vorrei dire a noi, che come solito siamo stati fantastici nel portare anche positività, proposte, idee; e a coloro che purtroppo erano assenti (ma presenti!).
    “Lavoro da 11 anni nella salute mentale.Mi sono sempre confrontata con famigliari sul piede di guerra, rivendicativi che, nell’idea di tutelare il loro congiunto lo riportavano/lasciavano in una situazione di sempre maggior delega passiva a servizi e famiglie e dunque in situazioni di maggior stigma e pregiudizio. L’utente sempre silenzioso, in disparte, privato dell’opportunità di dire la sua opinione. Accanto ad operatori sulla difensiva, spesso demotivati e frustrati.Ho incrociato il movimento di parole ritrovate nel 2008 e, con capacità critica ed inizialmente dubbiosa, ho visto come si può collaborare alla pari, insieme nel migliorare i percorsi di cura scelti dagli utenti.
    Non credo più che gli utenti siano solo persone da tutelare.
    In questi anni nel movimento ho visto una grande crescita di consapevolezza e responsabilità in molte persone; ho visto la voglia di essere protagonisti di un miglioramento dei servizi. Non in modo rivendicativo e combattivo. Ma in modo operativo, fattivo, propositivo, mantenendo sempre un senso critico come fruitori di un servizio pubblico di cui gli utenti stessi hanno diritto e dovere di valutare i livelli di qualità.
    Lavoro nella cooperazione da più di 10 anni ma non mi sento minimamente rappresentata da ciò che Gian Luigi Bettoli ha scritto a nome di coloro che lavorano nella salute mentale nell’ambito di Legacoop. Non ricordo che mi sia stato mai chiesto il parere in merito alla 181. Ma si è parlato anche rappresentando me.
    Se mi fosse stato chiesto avrei raccontato il percorso di un servizio di Modena, il social Point in cui utenti, famigliari, cittadini ed operatori hanno studiato la l.180, la l.833 per riuscire ad avere un parere critico e propositivo sulla 181. Abbiamo partecipato agli incontri aperti a tutti che Parole Ritrovate ha organizzato in Italia quest’anno.
    Che dire, 181 o no, sono un’ operatrice con tanta voglia di credere nella guarigione delle persone e della loro centralità e allora mi e vi chiedo perché dobbiamo fermarci di fronte ad un’inutile guerra di accuse sui funzionamenti di servizi, di ideologie, di fazioni?Perché non ci uniamo in nome delle buone prassi che condividiamo e non ne informiamo tutte le realtà? Spesso molte persone non sono a conoscenza di come i servizi possono e dovrebbero funzionare.
    Perché non troviamo una proposta fondata sulla cooperazione e la reciprocità e non ci muoviamo noi utilizzando la nostra intelligenza collettiva e promuovendo così un enorme capitale sociale?Mi sfugge (o forse no?) il perché questi temi debbano essere trattati ai tavoli di capi, responsabili, presidenti, direttori, che costruiscono per. Per mantenere gli utenti utenti, passivi utilizzatori di un sistema che perpetuiamo.
    Non credo che i famigliari debbano difendere nessuno. Credo che i famigliari debbano collaborare con noi operatori, con i loro congiunti, coi cittadini per la tutela e la salvaguardia dei diritti di tutti. Io non sono una persona da cui vanno tutelate altre persone, io ci metto impegno, volontà, inventiva, passione e come me tanti!
    Bè io vedo nella 181 uno strumento di apertura totale al confronto, alla crescita alla messa in gioco di input ed idee che non possono che toglierci tutti quanti dall’attesa di dover salvare il salvabile da qualcuno che ci metterà mano con minori competenze di noi!
    Allora che peccato che pochi abbiano deciso per tanti! Che pochi abbiano dato voce a tanti senza sapere poi come la pensano quei tanti! Convinti di essere rappresentativi.Ho letto mail che mi hanno offesa. Io sono in grado di riflettere, capire, criticare; non vedevo l’ora di assistere ad un confronto positivo che potesse aumentare il capitale di tutti noi. Peccato che chi ha scritto mail forti, non sia venuto.Sarò presuntuosa ma spero che leggendo queste mie parole si insinui il germe del dubbio in qualcuno perché le proposte cambiano le cose, non le “guerre”.”
    ciao
    manu

  4. lauren moreira

    Grazie a te. Ero già d’accordo con te quando hai scritto a Renzo, avevo anche lasciato un commento quella volta che “non vedevo l’ora di assistere ad un confronto positivo che potesse aumentare il capitale di tutti noi”.
    Oggi condivido la posizione della rete toscana utenti sulla proposta di legge 181 qui pubblicata il 12 febbraio. Ma soprattutto trovo l’approccio di Roberto Morsucci (del 28 novembre 2011) illuminante. Dobbiamo capire esattamente quali benefici la nuova legge può portare o se e quali nuovi problemi. Mi sembra un buon punto di partenza per la riflessione.
    Buon lavoro nei prossimi dieci anni!
    lauren moreira

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