Intervento alla Giornata Mondiale della Salute Mentale
di Silva Bon
Trieste, lunedì 10 ottobre 2022
E’ nel lessico italiano: “pazzo/pazza”, “pazza da legare”.
Si dice nella parlata, nella volgata comune: “pazza da legare”.
La mia è una denuncia.
Vorrei parlare della qualità dei Servizi della Sanità Pubblica che si occupano delle persone con esperienza di sofferenza mentale, partendo dalla mia personale esperienza.
Sono molto in difficoltà.
Perché mi chiedo, e chiedo a tutti voi, di quali Servizi stiamo parlando? Di quale realtà stiamo discutendo?
Io sento le voci, continuamente, incessantemente.
Ma oggi sto bene. E devo la mia possibilità di condurre una vita “normale”, se mai si può parlare di vite normali, grazie all’aiuto, al sostegno degli operatori del DSM di Trieste, fino a prima della pandemia Covid. E posso testimoniare che salute mentale è davvero contigua a benessere psico-fisico.
Sono stata seguita per più di trent’anni, un lungo percorso attraverso fasi di difficoltà acuta, attraverso crisi e infiniti, ripetuti ricoveri.
Eppure sono stata messa in grado di mantenere il mio lavoro qualificato di insegnante nei licei; ho potuto continuare a scrivere e a pubblicare riconosciuti articoli, saggi, monografie di carattere storico e letterario; sono stata spinta e sostenuta nell’assumere cariche di responsabilità nell’ambito dell’associazionismo sociale; ho seguito nella crescita e nella formazione i miei due figli.
La cura che mi è stata offerta non è consistita solo nella somministrazione di farmaci. Al DSM ho incontrato parole nuove, come libertà, rispetto, risposta ai bisogni. Mi è stato insegnato a diventare responsabile, consapevole, indipendente, autonoma.
Ho avuto la possibilità di crescere come persona, e intanto aumentava anche la mia salute psico-fisica, portandomi a un livello di accettazione dei miei limiti e delle mie difficoltà, assolutamente non facile, non scontato.
Ho imparato sulla mia pelle; anche aiutata ad affrontare i dolori della vita, ad affrontare e superare prove che prima mi parevano insormontabili.
Oggi di quali Servizi psichiatrici potrei parlare?
Me ne sono allontanata, inorridita e spaventata, quando ho visto cambiare tutto attorno a me. Cancellate le esperienze pregresse di costruzione di gruppi solidali, nei percorsi di auto mutuo aiuto. Chiuse le porte. Sbarrati gli accessi, là al CSM dove le persone venivano ad incontrarsi, a parlare, in una libera comunicazione tra donne e uomini con esperienza di malattia, ricoverate e no, gli operatori, di tutti i livelli, e anche cittadini comuni.
Nel giardino, sotto gli alberi secolari, intorno a un tavolo ovale, perfino la cuoca, la guardarobiera, era un punto di riferimento centrale, con la sua umanità, le sue battute scherzose, i suoi rimproveri e i suoi semplici consigli di vita.
Oggi tutto questo è finito.
Io sto bene, ma se avessi bisogno di un aiuto, non mi rivolgerei più ai Servizi psichiatrici pubblici.
Voglio denunciare una situazione di involuzione, di stanchezza, perfino di abbandono, che non riguarda solo la mia città, ma sento estesa a tutto il territorio nazionale.
Le pratiche di contenzione fisica e farmacologica che denunciamo sono pratiche ordinarie. Perfino l’elettroshock è ritornato. E l’elettroshock è una tortura, una vera pratica di tortura inferta su persone indifese, sofferenti, in questo modo colpite e “punite” – mi domando, punite (?) -, con conseguenze devastanti, incancellabili.
Temo fortemente la riapertura dei manicomi, e io posso dichiarare tutta la violenza, la sopraffazione che si vive in un luogo di reclusione totale, perché l’esperienza del manicomio l’ho vissuta e subita, prima a Klagenfurt, in Austria, e dopo a Praga, in Cecoslovacchia, nel cuore dell’Europa. So l’orrore di quei posti di disperazione, di deprivazione. Esperienze di istituzioni in cui si subisce impotenti, immoti, come oggetti muti, vuoti, invisibili.
Vogliamo tornare a questo? Forse siamo già tornati a tutto questo.
E non solo in Italia.
Chi vive la sofferenza mentale ha la sua dignità e ha diritto al rispetto. Soprattutto diritto di fruire di quella Libertà e Cittadinanza riconosciute sulle Carte Costituzionali, alla pari con tutte le altre persone che vivono sulla Terra.
Grazie.