Durante la Fase 1 della pandemia Coronavirus la Conferenza Salute Mentale aveva inviato un appello al Governo e alle Regioni segnalando come il tema della salute mentale dovesse diventare un obiettivo prioritario per contrastare la pandemia e aveva posto la necessità che il Ministero della Salute indicasse delle linee d’azione per il funzionamento dei Dsm in epoca Covid. La Conferenza aveva anche indicato alcuni argomenti di merito.
Il Ministero della Salute con l’allegato 1 della circolare del 23 aprile 2020 ha reso noti gli indirizzi per i Dsm.
Mentre dichiariamo la soddisfazione per l’emanazione degli indirizzi per i Dsm, nel merito avanziamo alcune considerazioni:
• I Dsm in Italia presentano tantissime criticità e non solo di carenza di risorse ma di percorsi assistenziali, percorsi di cura e di ripresa per le persone con disturbi mentali. La circolare del ministero semplicemente stabilizza l’esistente aggiungendo solo criteri generali di difesa dal coronavirus;
• Pur consapevoli che un’emergenza resta un’emergenza riteniamo che si sta correndo il rischio di stendere un velo su una situazione dei Dsm spesso drammatica che va assolutamente rilanciata. La pandemia può essere un’opportunità forte per ricominciare a fare salute mentale in Italia;
• Si parla di TSO, di visite ambulatoriali, di ricoveri in Spdc, senza che si dica chiaramente, soprattutto in tempi di Covid, quanti sono i Tso in Italia; senza che si dica che nei Spdc non si devono legare le persone, che nei Csm non bisogna solo fare diagnosi e dispensare farmaci ma operare per la presa in carico delle persone e lavorare su progetti terapeutici individuali. Bisogna anche indicare l’inversione di allocazione di risorse che la maggior parte Dsm destina alle cosiddette “strutture residenziali” che troppo spesso servono a cronicizzare le persone piuttosto che avviare percorsi di ripresa.
Questo è successo nella Fase 1 ed è la fotografia di quello che attualmente succede nella maggior parte dei Dsm. La conferenza ritiene che il tema centrale nella Fase 2 sono le risorse, la loro ripartizione. Ci sono 2,5 miliardi oggi da spendere e, probabilmente, parte dei 37 miliardi (risorse messe a disposizione dal Mes) da investire per il potenziamento e per il rilancio della sanità. Questa è un’occasione da non perdere. In concreto:
• È necessario un massiccio investimento sul territorio, sui servizi territoriali tra cui Dsm, sevizi agli anziani, servizi per la disabilità e risorse prevalentemente sulla rete ospedaliera;
• Le risorse messe sui servizi territoriali devono essere vincolate a obiettivi precisi e soprattutto lo sviluppo di questi obiettivi deve essere attentamente monitorato e controllato. Non è più possibile fare finanziamenti a pioggia, perché questa è l’occasione storica per rilanciare nei fondamenti scientifici, etici e culturali il Ssn e in particolare le Leggi 180 e 833/78;
• Mettere i Dsm in condizione, attraverso obiettivi chiari e criteri operativi e standard, di avviare e recuperare pratiche e organizzazioni che si sono lentamente sgretolate negli ultimi 10 anni anche a causa del disinteresse quasi totale della politica.
Pistoia, maggio 2020
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