14 marzo, quattordicesimo giorno.
Venerdì 13 marzo, a “La Radio ne parla” che trasmetteva dal manicomio criminale modello di Castiglione, il Direttore Pinotti ha dichiarato che la contenzione è “gesto terapeutico necessario”.
Di Anna Poma.
La contenzione è un gesto terapeutico necessario, un trattamento a cui si ricorre di norma in tutti i Servizi di Diagnosi e Cura Psichiatrica, la sola pratica accreditata per impedire alle persone “malate di mente” di danneggiare se stesse o gli altri. E’ ovvio che nell’Opg di Castiglione delle Stiviere, il solo a completa conduzione sanitaria, quello buono in mezzo all’inferno di tutti gli altri (ci sono giardini qui, stanze in buono stato, personale preparato a costruire relazioni difficili, donne e non solo uomini internati) legare le persone ai letti sia lecito e persino auspicabile. E’ ovvio che le strutture che sostituiranno gli Opg (dopo la loro provvidenziale chiusura ancora a rischio di proroga) debbano ispirarsi a quel modello per decidere che fare dei folli rei. Perché si sa, chi è rinchiuso qui, ha commesso un reato perché la malattia ha scelto per lui. Nient’altro: né la cultura, né la miseria, né le condizioni affettive, relazionali, né le fatiche comuni del vivere hanno inciso su quella scelta. Niente di tutto quello che induce tutti gli altri – e sono davvero tanti- a delinquere senza malattia. La malattia toglie di mezzo gli individui, è lei che va legata a un letto e internata in manicomio. Castiglione delle Stiviere è il manicomio che stamattina Radiouno (in presa diretta da quel luogo) ci ha convinto a desiderare come vera alternativa agli ospedali psichiatrici giudiziari . Il solo luogo possibile di “cura”.
Ma le favole si svelano in fretta, anche quando è un racconto corale (psichiatri, operatori, volontari, persino utenti) a sostenerle, a caricarle di vita in carne ed ossa Basta poco perché gli apologeti delle istituzioni totali, quand’anche in maschera, tornino a portare in scena le solite parole, le solite argomentazioni criminali. Le solite equazioni logore e oscene. Che fortunatamente, però, non sono frutto della “malattia mentale”.