Dopo 3 anni di ostacoli, ispezioni aziendali, controlli ripetuti e crescenti sulle attività di programmazione, insieme al mancato rinnovo di Franco Rotelli come direttore generale dell’azienda sanitaria triestina nel marzo 2010, l’esperienza del Dipartimento di salute mentale di Trieste è ora fortemente a rischio, come lo è tutto il sistema dei servizi di salute mentale del Friuli Venezia Giulia.
Dopo che il 1 aprile Peppe Dell’Acqua è andato in pensione, Roberto Mezzina ha avuto l’incarico di direzione solo per tre mesi, dacchè dal 1 luglio la Giunta del FVG prevede, attraverso legge, di riformare l’intero sistema sanitario regionale, in tempi estremamente ristretti e prima delle prossime elezioni del 2013.
Il DDL presentato nei giorni scorsi prevede l’istituzione di un’unica azienda sanitaria locale per tutto il territorio regionale e, per quanto riguarda il sistema dei servizi di salute mentale, riduce i 6 Dipartimenti ad uno solo, dimezza il numero dei Centri di Salute Mentale, divenuti unità operative dei distretti (anch’essi dimezzati), abolisce le strutture riabilitative. Non si parla più di Centri di salute mentale sulle 24 ore -attualmente sono 16 nel FVG- servizi a bassa soglia che garantiscono una presa in carico globale della persona nel territorio, insieme al più basso tasso di ospedalizzazione e al superamento della contenzione fisica.
Il DDL prevede infine una parificazione con il privato, finora inesistente nella regione, anche nella pianificazione e gestione dei servizi,
In generale nella sanità si riafferma la centralità dell’ospedale.
Insomma è in atto un attacco globale ad un sistema sanitario orientato verso la medicina territoriale e tanto più un attacco al processo di deistituzionalizzazione nato a Trieste negli anni settanta, insieme ad un tentativo di azzeramento del sistema dei servizi di salute mentale del FVG.
Nell’ulteriore indebolimento dei servizi di salute mentale che si registra in molte regioni italiane, la persistenza dell’esperienza triestina, nonché del sistema regionale dei servizi di salute mentale, rappresenta un grande valore di riferimento, una certezza di “difesa” concreta della L.180 -di cui ancora sembra esserci bisogno-, una speranza per molte persone con esperienza e familiari, per operatori e cittadini, cooperative e associazioni, servizi, enti e istituzioni nel nostro paese e non solo.
L’attacco all’esperienza triestina, nonostante i riconoscimenti nazionali e internazionali, vuol dire centrare un obiettivo di grande valore simbolico e collettivo. Non possiamo permetterlo!
In questa situazione, decisiva per il futuro della salute mentale italiana e per le speranze di cambiamento che registriamo nel mondo, appare quindi necessario pensare non solo a azioni concrete di sostegno e di solidarietà ma anche ad un momento nazionale del Forum, qui a Trieste, e in tanti.