di Maria Andreotti, Forum Salute Mentale Lecco
Sabato 5 novembre il Forum Salute Mentale e l’Amministrazione Comunale di Lecco hanno ospitato al Teatro della Società, l’Accademia della Follia di Trieste con lo spettacolo “Io sono Dio e non voglio guarire”, un emozionante incontro con chi ha saputo trasformare l’orgoglio della propria diversità e la passione per la dignità e la libertà di tutti in un’opera d’arte.
E’ il racconto, commovente irriverente e serio, che smuove la risata ma colpisce anche come un pugno diretto allo stomaco, di cento anni di psichiatria, raccontati da chi l’ha vissuta e la vive sulla propria pelle, da chi si definisce figlio di Basaglia, perché senza di lui dal San Giovanni non sarebbe uscito vivo e ora sarebbe cenere cenere cenere…Incomincia con il racconto di una violenza della psichiatria: l’invenzione dell’elettroshock osservando le scariche elettriche date ai maiali condotti al macello e trasferite sulle tempie dei poveri cristi, per finire con la storia di un uomo qualunque, che per una banale infrazione alla legge finisce in un manicomio criminale, un OPG, per quindici lunghi anni trascorsi ormai fuori dal tempo, e dove diventa uno che cava un occhio ad un compagno di sventura.
Nel mezzo ci sta la vita con tutte le sue sfaccettature, perché anche i pazzi ne hanno una se gliela si lascia, con i desideri, le fatiche e, come tutti, anche con il rifiuto di crescere e assumere le proprie responsabilità. E ci stanno i servizi e gli operatori, con quello che sanno e non sanno fare.
Gli attori, perché di artisti si tratta, sono grandi, in alcuni momenti sublimi sotto la regia di Claudio Misculin, con le parole, i movimenti, la danza, la musica. Il tutto giocato con le luci e il chiaroscuro.
E’ un teatro che sta sul confine, tra la ragione e la follia, e per questo riesce a leggerle e rappresentarle entrambe, perchè solo se tu esci da te stesso, dal tuo mondo, dalla tua cultura riesci a vedere la verità che sta dentro di te e la tua società ma anche i suoi limiti.
E’la rappresentazione dell’orgoglio della diversità che cambia il mondo, perché la follia riesce a leggerlo là in profondità, dove non arriva la ragione, perché ha il coraggio di andare oltre: oltre gli schemi, oltre le regole precostituite, per cercare nuove strade, nuovi mondi… E, quando parliamo di follia, parliamo non solo di quella degli altri perché, come diceva Basaglia, sia la ragione che la follia sono dimensioni umane presenti in ciascuno di noi.
E lo spettacolo fa ridere, del riso potente di Dario Fo, quando ricevette il premio Nobel e disse“Dio esiste ed è un giullare”, perché solo il giullare, cioè la risata, riesce a mostrare che il re è nudo, cioè a mettere a nudo la vacuità di ogni potere e della presunta superiorità della normalità, con la sua buona dose di inumanità, violenza, ipocrisia e indifferenza.
Forum salute Mentale di Lecco