Disturbo compulsivo simile alla dipendenza dalla droga, ”ma attenti a non demonizzare la rete” ROMA – “Oggi sono sobrio, ma mi vengono in mente delle scene che fino a ieri ho visto e rivisto”. Non è il racconto di un tossicomane, ma il problema dell’uomo che si autodenuncia su un forum in internet è comunque una dipendenza: dalla pornografia in rete. Sia l’Organizzazione mondiale della Sanità che l’associazione di Psichiatria americana definiscono la dipendenza come una condizione psicofisica che porta al bisogno compulsivo di assumere una sostanza tossica. L’assunzione di pornografica non viene per questo classificata. Eppure nella letteratura medica si è giunti ad assimilare le dipendenze da sostanza alle dipendenza comportamentali. “Bisogna stare attenti a distinguere – spiega il professore Paolo Renzi, ordinario di Psicologia generale alla Sapienza – l’oggetto delle dipendenza (che può essere la pornografia, come il cibo o uno sostanza chimica) dalla causa di questa, che risiede nella persona”. Il disturbo ossessivo compulsivo a fruire in solitudine di immagini e filmini pornografici e a scambiarsi attenzioni sulle chat erotiche è un fenomeno diffuso, a giudicare da quante persone si autodenunciano in internet. Vincenzo Punzi è stato uno dei primi in Italia a fare coming out sul suo disturbo comportamentale. Ha creato un gruppo di discussione e di aiuto su internet che conta tremilacinquecento iscritti. Però come spesso avviene con le cosiddette new addiction la tentazione a sparare numeri esorbitanti sulle persone che ne sono afflitte è alta. L’esagerazione spesso è frutto della costatazione che “sex” è la parola più cercata sui motori di ricerca. L’elemento discriminante per parlare di dipendenza – spiega il professore Paolo Renzi – è la frequenza e la quantità”. Per questo non bisogna confondere o banalizzare il fenomeno: “la ricerca non significa dipendenza. E in questo modo si cede al desiderio di demonizzare internet”. Come si comincia? “Prima di tutto con la comodità”, racconta un utente su un forum, “e con la paura di esporsi con una donna ed essere rifiutati”. Il pornomane, infatti, ha un atteggiamento autolesionista, e diversamente da quelli che hanno una dipendenza dal sesso, “non c’é alcun collegamento – chiarisce Renzi – con la violenza sessuale: i consumatori ossessivi di materiale pornografico sono accomunati dalla difficoltà ad agire il sesso in maniera completa”.
(di Melania Di Giacomo, da ANSA.it)