seppilli-228x300Di Luigi Benevelli

Il 23 agosto scorso si è spento a Perugia Tullio Seppilli. Di famiglia ebraica, figlio dell’ Alessandro igienista e fondatore degli studi di educazione alla salute, che fu fra i padri del Servizio sanitario nazionale, e di Anita Schwarzkopf, antropologa, Tullio era nato a Padova nell’ottobre 1928. La famiglia, a seguito delle leggi razziali fasciste,  si trasferì in Brasile; a Sâo Paolo Tullio compirà gli studi superiori e frequenterà i corsi di Roger Bastide e Georges Gurvitch.  Nel 1947 la famiglia ritorna in Italia dove si laurea nel 1952 con una tesi di antropologia; nello stesso anno l’incontro decisivo con Ernesto De Martino di cui diventa assistente e collaboratore.

Nel 1956 inizia l’insegnamento a Perugia dove dirige l’Istituto di etnologia e antropologia culturale facendone un luogo di incontri col mondo, in particolare, oltre all’Europa, l’America Centrale e Meridionale; qui continua a operare, ininterrottamente, anche dopo il pensionamento dal’Università.

Al centro dei suoi interessi di studioso i guaritori nella medicina popolare,  i rapporti tra medico e paziente, tra strutture sanitarie ed utenti, tra pratiche sanitarie ed etnologia, le medicine “non convenzionali”, l’educazione sanitaria, i bisogni di salute dei migranti, i percorsi della de-istituzionalizzazione manicomiale. Qui, va citata la sua intensa, diretta partecipazione, a partire dalla metà degli anni ’60 del secolo scorso, alla importantissima “esemplare” vicenda della Provincia di Perugia, una terra nella quale si respirava l’egemonia (in senso propriamente gramsciano) del Partito Comunista umbro; qui danno il loro meglio una leva di grandi amministratori locali, un gruppo di psichiatri di straordinaria cultura e sensibilità (cito per tutti Carlo Manuali). Tullio ne è tra i protagonisti sia sul campo che come studioso, e fino all’ultimo, come mostra la progettazione di una serie di quaderni  intitolata Per una storia della riforma psichiatrica in Umbria e l’impegno nella pubblicazione del libro, uscito postumo nel 2014, Nascita del movimento antimanicomiale umbro[1] dell’ amico carissimo Ferruccio Giacanelli, anch’egli fra i protagonisti di quella vicenda.

Presidente della Società Italiana di Antropologia Medica (SIAM) e della “Fondazione Angelo Celli per una Cultura della Salute” di Perugia, Tullio ha fatto parte della redazione delle riviste “Critica marxista”  e “La questione criminale”; ha diretto “AM rivista di Antropologia Medica” e la collana “Biblioteca di antropologia Medica” dell’editore Argo di Lecce.

Tullio Seppilli, uomo di scienza, è stato convintamente schierato a sinistra nella vita politica e culturale italiana in campi dell’antropologia, dell’etnopsichiatria, della psichiatria, poco frequentati ma assai innovativi, aperti alle complessità del mondo abitato da persone e popoli diversi.

Tullio è stato per me un compagno sapiente, un grande amico, una figura di riferimento.

Parlava  a bassa voce. Al riguardo amo ricordare un incontro di cui sono stato testimone oculare a Francavilla al Mare (Pe) fra Tullio, dalla figura esile e già allora alquanto curvo e Vincenzo Muccioli, fondatore di S. Patrignano, allora sulla cresta dell’onda, grande, robusto, sicuro di sé, dalla voce stentorea. Eravamo nella seconda metà degli anni ’80, ai margini di uno dei tanti eventi che si tenevano in quel tempo sulla questione di quali leggi sulle droghe (illegali). Tullio che teneva in mano un bastoncino si rivolse, a freddo, a Muccioli dicendogli:” Sa che lei mi sembra un po’ fascista!!”. Muccioli rimase del tutto sorpreso, incassò e non reagì, non disse niente.

L’ultima volta che l’ho incontrato di persona ho ricordato a Tullio l’episodio che commentò dicendomi che si trattava di un bastoncino di liquerizia che allora teneva con sé da succhiare  perché “stava cercando di smettere di fumare”.

Mantova, settembre 2017


[1] Studi e Materiali di Antropologia della salute,  Quaderni della Fondazione Angelo Celli per una cultura della salute,

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