Al centro di questo libro c’è la questione dei “cronicari”, più numerosi di quanto si pensi, nel nostro paese, nonostante la legge 180, soprattutto nel Sud, dove ancora sono usati come contenitori per quelle che sono state definite “vite di scarto”.
Il luogo scelto per l’indagine è l’istituto “Papa Giovanni XXIII” di Serra d’Aiello (Cosenza) e il problema è affrontato da quattro punti di vista diversi e secondo quattro diverse metodologie, che corrispondono alle quattro sezioni in cui il libro si articola: Assunta Signorelli, psichiatra della scuola di Basaglia, che dopo trent’anni di lavoro al “San Giovanni” di Trieste va a lavorare in Calabria, al “Papa Giovanni XXIII” di Serra d’Aiello, racconta la sua esperienza in questo nuovo contesto; la sociolqga Renate Siebert, docente all’Università della Calabria, dopo aver intervistato vari pazienti, analizza cinque storie emblematiche; il fotografo Ugo Ranella descrive persone e ambienti attraverso 80 drammatiche immagini; la scrittrice Fabrizia Ramondino, nella sua postfazione, spiega che cosa ha spinto quattro persone diverse a lavorare insieme per alcuni mesi a Serra d’Aiello e offre una riflessione sull’annosa questione dei poteri forti nel Sud e sul rapporto tra sofferenza, esclusione sociale e povertà. Più che proporre la denuncia di una situazione scandalosa, il libro vuole mostrare come sia possibile una pratica capace di restituire i diritti a chi per anni se li è visti negati e la dignità alle istituzioni e a chi vi lavora dentro.