“Curare i disturbi mentali si può. Senza pregiudizi, con amore e rispetto”: è questa la frase che conclude il breve video, lanciato dall’Unasam in occasione della ricorrenza nazionale. Un’occasione per rivendicare interventi nel sistema pubblico e privato.
Obiettivo dell’iniziativa, spiega l’Unasam, è “riportare al centro del confronto istituzionale e nella società il miglioramento della qualità delle pratiche nel mondo della salute mentale. Una giornata per rivendicare interventi nel sistema pubblico e privato, che rispettino dignità e la libertà della persona che vive l’esperienza della sofferenza mentale”. Attraverso lo spot, l’Unasam si propone quindi di sensibilizzare il governo nazionale e le amministrazioni regionali, perché “rimettano, sulla propria agenda politica, tale questione quale prioritaria per il benessere della comunità, oggi più che mai chiamata a sostenere e gestire un processo di cambiamento prezioso e delicato”. Il riferimento all’amore e al rispetto è una chiara indicazione di quali strumenti debbano essere impiegati e quali, invece, vadano definitivamente abbandonati: “le pratiche in salute mentale – scrive l’Unasam nella nota che annuncia il lancio dello spot – devono tendere al miglioramento concreto della qualità della vita”, quindi devono essere “abbandonate quelle misure coercitive, lesive della libertà e della dignità della persona umana.
Una posizione resa ancor più esplicita da Gisella Trincas, presidente nazionale dell’Unasam: “Senza salute mentale non c’è salute – afferma – e senza rispetto e condivisione non c’è possibilità di ripresa. Guarire quindi si può, ma occorre uno sforzo collettivo e una presa di coscienza profonda delle istituzioni e della società. L’Organizzazione Mondiale della Sanità – ricorda Trincas – definisce la salute mentale come uno stato di benessere, nel quale il singolo è consapevole delle proprie capacità, sa affrontare le normali difficoltà della vita, lavorare in modo utile e produttivo ed è in grado di apportare un contributo alla propria comunità. In Italia tanto si è fatto a partire dalla Legge di Riforma Psichiatrica n°180, ma ancora tanto si deve fare. E’ necessario – conclude – un ulteriore passo avanti nel processo di civiltà che ha portato alla chiusura degli ospedali psichiatrici, vanno migliorati i servizi territoriali di salute mentale orientando le pratiche e le risorse verso processi di ripresa e percorsi emancipativi.Va riconosciuto e agito il diritto fondamentale di cittadinanza, la partecipazione attiva delle persone che vivono la condizione della sofferenza mentale al proprio processo di cura, la partecipazione consapevole e responsabile dei familiari e della collettività”.