FORUM SALUTE MENTALE REGIONE SARDEGNA
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Oggetto: audizione presso VII Commissione del Consiglio Regionale.
Cagliari, 27/10/2009
Nel campo della salute mentale da quando si è insediata la nuova Giunta Regionale si è entrati in una nuova fase caratterizzata finora, da una sorta di stand-by in attesa di conoscere ufficialmente le nuove linee programmatiche regionali.
L’Assessore ha nominato una Commissione Tecnica con il compito di fornirgli, entro la fine dell’anno, una valutazione della situazione esistente in base alla quale formulerà il nuovo indirizzo politico sulla salute mentale.
Negli ultimi anni la Psichiatria in Sardegna è stata oggetto di un’attenzione politica e di una visibilità mediatica del tutto eccezionali; contemporaneamente tra gli addetti ai lavori si è assistito ad una forte contrapposizione giocata soprattutto sulla stampa; non è stato secondario, infine, il ruolo svolto da una vicenda giudiziaria che ha spesso occupato la prima pagina dei quotidiani sardi.
Schematicamente così possiamo descrivere la posizione degli operatori che si riconoscono nel Forum.
La centralità dell’intervento si basa sul confronto con la persona sofferente e non con la sua malattia; la persona deve essere protagonista del percorso di cura, e anche quando è portatrice di un disturbo mentale severo ed è sottoposta a Trattamento Sanitario Obbligatorio rimane peraltro titolare di diritti; compito precipuo dei curanti è la continua ricerca del suo coinvolgimento verso una sempre maggiore consapevolezza.
La persona deve essere presa in carico da un équipe multiprofessionale nella complessità dei suoi bisogni, primo fra tutti quello della cura; fondamentale è il ruolo del Servizio di Salute Mentale Territoriale ( il Centro di Salute Mentale) cui si attribuisce la responsabilità del progetto terapeutico personale a lungo termine fondato sulla continua ricerca di un rapporto terapeutico di fiducia e su un intervento realmente integrato rispetto ai bisogni sanitari e sociali della persona malata. Questa in ogni caso deve essere sempre trattata nel pieno rispetto della sua dignità e dei suoi diritti come prescritto dalla Costituzione.
La cura deve svolgersi prevalentemente nel territorio e solo quando ricorrano le condizioni previste per legge ( L. 833/78 articoli 33-34-35 ) in ambito ospedaliero; infatti il suo obiettivo specifico è contrastare l’esclusione sociale, quindi la delega per occuparci per lunghi periodi dei malati di mente in ambiti “separati” (ospedale, comunità, strutture residenziali ecc.) va continuamente ridiscussa.
A nostro parere attualmente il settore psichiatrico, ma tanto più gli operatori, le persone con sofferenza e i loro familiari, attraversano una crisi profonda dovuta al fatto che l’Assessorato ufficialmente non ha ancora definito la sua politica, ma in realtà sono state tagliate importanti risorse, e finora le uniche posizioni assunte sono di forte sostegno ad una visione medico biologica della malattia, alla centralità del posto letto ospedaliero, al potenziamento della psichiatria forense ( si ricorda che la Sardegna negli ultimi quattro anni aveva diminuito di circa il 40% il numero di internati in OPG attraverso un forte impegno degli operatori dei Centri di Salute Mentale in coordinamento con la Psichiatria Forense e con il lavoro di tutela della salute mentale in carcere ), alla frammentazione dell’intervento con creazione di varie specializzazioni, alla riduzione delle risorse per i Centri di Salute Mentale.
In sintesi si ritiene necessario:
1. Riaffermare nelle politiche di salute mentale la centralità del Centro di Salute Mentale dotandolo delle risorse necessarie di personale e di fondi (ancora non è stato assegnato il finanziamento 2009 del 20% della L.R. 20) secondo una programmazione ben definita;
2. Ribadire la centralità della Persona rispetto alla malattia e quindi porre grande attenzione all’unitarietà e all’umanizzazione degli interventi che devono sempre rispettare la dignità ed i diritti del malato;
3. Garantire la continuità assistenziale ospedale-territorio onde contrastare i ricoveri prolungati e ripetuti in SPDC;
4. Valorizzare, anche attraverso incentivi, il lavoro territoriale come supporto alle persone negli ambienti naturali di vita e come sostegno alle famiglie;
5. Contrastare la lunga permanenza in strutture psichiatriche, in particolare fuori regione, implementando percorsi semiresidenziali territoriali, riabilitativi, di socializzazione e di inserimento lavorativo;
6. Qualificare l’impegno di tutela della salute mentale in carcere, finanziare, anche utilizzando i finanziamenti nazionali, e governare gli interventi per contrastare gli invii in OPG e per realizzare percorsi di dimissione e di inclusione sociale dei pazienti attualmente in OPG.
Dott. Alessandro Montisci
( Portavoce Regionale)