di Peppe Dell’Acqua
Il presidente, sen. Marino (PD) e il vice presidente, sen. Saccomanno (PdL), hanno espresso un parere molto positivo per quanto hanno visto a Cagliari.
Ignazio Marino ha visitato il CSM di Cagliari A, tra i più belli per struttura edilizia e arredo che si sono costruiti in Italia negli ultimi 5 anni. Il Centro ha cominciato a funzionare aperto nelle 24 ore, 7 giorni su 7, aprendo il cuore dei familiari alla speranza e la mente degli operatori a una pratica più sensata. La sua apertura non fu facile: l’aggressione di quelli che oggi governano fu, a tratti, criminale. Tant’è che, all’indomani dell’elezione di Cappellacci, attuale Governatore della Sardegna, le 24 ore di apertura si sono ridotte a 12 e altre riduzioni quel Centro ha dovuto subire. E tuttavia resta un segno dell’eccellenza del lavoro dell’assessore Dirindin e di quanti, con lei, hanno collaborato e una conferma delle grandi potenzialità comunque presenti in Sardegna.
La Commissione ha visitato il Secondo SPDC dell’ospedale di Is Miriones. Bello, arioso, colorato. Il Servizio, che ha iniziato da subito con le porte aperte e rifiutando ogni forma di contenzione, è stato realizzato negli ultimi mesi di lavoro della Giunta Soru. Anche questo avversato da chi oggi governa. La nuova gestione, per prima cosa, ha cercato di intimidire gli operatori perché chiudessero le porte e ritornassero all’uso rassicurante (e orribile) delle fasce.
La Commissione ha visitato una struttura residenziale. Anche questa rinnovata, ristrutturata e riarredata con un investimento di risorse da parte del Governo regionale precedente, finalizzato a rendere dignitosi i luoghi dell’abitare, seguendo la spinta innovativa del Piano Sanitario (La Salute Mentale nel Piano Sanitario), approvato nel 2007. La nuova Giunta nei suoi primissimi atti, ha inteso prima congelare e poi cancellare ogni conseguenza del Piano che aveva posto la Regione Sardegna come modello pratico e incisivo nel rimuovere le inerzie intorno alla “questione 180”.
Il sen. Marino e il sen. Saccomanno hanno visto la realizzazione (e dunque la possibilità immediata) di quanto insistentemente e con coerenza stanno chiedendo e cercando di realizzare dopo le ispezioni agli OPG del nostro Paese. Stanno chiedendo, nel più breve tempo possibile, il ritorno nei territori di provenienza di 300 uomini, senza alcuna ragione internati negli OPG. Hanno incontrato,in una residenza gestita da una cooperativa sociale, un uomo rientrato dall’OPG e se ne sono rallegrati. Il sostegno del CSM, l’ospitalità in quel luogo accogliente, il programma riabilitativo e di inserimento lavorativo finanziato da una apposita risorsa messa in campo dal DSM hanno reso possibile quel ritorno. La Giunta precedente aveva attivato risorse economiche per progetti personalizzati e costruito procedure e pratiche per mettere a disposizione dei cittadini uno strumento che si è rivelato formidabile: il Budget di Salute.
Più di 200 sono stati i progetti attivati dal Budget di Salute fino al 2008 a Cagliari e altrove, utilizzando risorse rese disponibili dal Piano Sanitario. Anche queste risorse, dal 2008 in avanti, sono state congelate e le esperienze di cooperazione sociale stanno progressivamente riducendo la loro potenzialità per cedere il passo a un dilagante ritorno delle psichiatrie mercantili e della pericolosità.
Marino e Saccomanno devono sapere che nel 2004 erano circa 70 i cittadini sardi internati negli OPG, 4,4/100.000 ab a fronte della media nazionale di 2/100.000 ab. Nel 2008 erano poco meno di 40 (2,7/100.000 ab). Oggi sono 45 e 10, soltanto nel 2009, sono stati i nuovi ingressi.
Molti, e primi tra tutti le associazioni dei familiari, hanno avvertito come una beffa il giudizio così positivo della Commissione a fronte, dico qui per brevità, delle psichiatrie del rischio, della cronicità, dell’inguaribilità che sono ritornate prepotenti in Sardegna. Proprio gli psichiatri della “grande tradizione sarda” hanno per prima cosa cercato di chiudere, con la complicità dei politici, una storica e singolare esperienza: Casamatta. Il progetto residenziale pensato e costruito nell’ambito dell’associazionismo dei familiari, è stato oggetto di pesantissime intimidazioni. Per la sola ragione che i familiari, che quella casa avevano faticosamente costruito, erano stati promotori e sostenitori di quel cambiamento.
Se Marino fosse andato a Sassari …, se avesse visitato Oristano …, se avesse potuto spostare lo sguardo su altre realtà cagliaritane, se avesse potuto vedere la miseria di tanti CSM, se avesse potuto constatare quanto si va chiudendo a Olbia e a Nuoro …
Se questo fosse accaduto, probabilmente, la beffa sarebbe stata ancora più grande: si sarebbe cancellato qualsiasi traccia di quella scommessa ardita e vincente.
Oggi possiamo dire che, magrado Liori e l’inquietante prepotenza e l’ignoranza degli psichiatri con gli anfibi e il teschio sugli anelli, è possibile continuare a sperare nelle buone pratiche, è possibile che gli operatori più consapevoli possano riconoscersi, anche se osteggiati, in percorsi di rinnovamento, è possibile che le associazioni e i familiari possano rivendicare quanto hanno già visto realizzato. E che le persone che vivono l’esperienza del disturbo mentale possano, alla fine, malgrado tutto, farcela.