mi chiamo Giovanni, sono nato a Trieste e ho 31 anni.
Ho frequentato le scuole cittadine e a 18 anni mi sono iscritto al Corso di Laurea in Filosofia dell’Università degli Studi di Trieste. Ho conseguito la Laurea di primo livello nel luglio 2005 e nel luglio 2008 la Laurea specialistica, discutendo una tesi di filosofia contemporanea.
Nel 2002, cioè un anno dopo essermi iscritto all’università, sono stato male e sono stato preso in carico dai servizi di salute mentale e più o meno ininterrottamente da allora assumo dei farmaci sperando di stare meglio e sentirmi meno pressato dalla fretta, dal dolore e dall’incostanza.
Dal 2010 lavoro con una Cooperativa Sociale come assistente al pubblico nei servizi museali di Trieste.
Sono stato assunto dalla Cooperativa della quale sono attualmente dipendente nel 2009, lavorando per un anno allo sportello dell’Ufficio Invalidi Civili dell’Azienda Sanitaria Triestina. Nel 2010 sono stato assegnato ai servizi museali.
Il mondo del lavoro è molto differente da quello degli studi universitari. Il mondo dello studio è votato alla teoria, quello del lavoro alla pratica. Durante gli studi universitari ho dovuto mandare a mente grossi volumi da esporre poi in sede di esame. Lavorando, al contrario, ho potuto apprendere come poche nozioni vadano riutilizzate più volte in maniera meccanica e continuativa.
Ho seguito un percorso di studi universitari lungo e variegato, così da poter ritrovare in sede lavorativa molte nozioni apprese durante gli studi stessi. Lavorando all’Ufficio Invalidi Civili ho riscontrato diversi collegamenti con il corso universitario che ho seguito di diritto costituzionale. I corsi di storia e di estetica mi aiutano tuttora prestando le mie competenze nei servizi museali.
Le sedi museali nelle quali lavoro sono a Trieste il Castello di San Giusto, il Civico Museo Sartorio, l’Ex Pescheria-Salone degli Incanti, il Magazzino delle Idee, le Scuderie del Castello di Miramare, il Faro della Vittoria e a Muggia la Sala Comunale d’Arte Giuseppe Negrisin.
Mi piace molto lavorare all’Ex Pescheria-Salone degli Incanti, in quanto spesso vi vengono allestite mostre interessanti e di attualità, ma anche le vere e proprie sedi museali, come il Castello di San Giusto o il Civico Museo Sartorio hanno il loro motivo d’interesse per me.
Il Castello di San Giusto è il più importante documento conservato della Trieste medievale, assieme all’adiacente Cattedrale. Esso presenta la caratteristica pianta triangolare dei castelli dell’Italia settentrionale. Vi è un bastione turrito, detto Bastione Veneto, e in esso vi ha sede il Civico Museo dell’Armeria e la Sala Caprin, dedicata al giornalista che riscoprì le memorie della Trieste medievale, un secondo bastione, detto Lalio o Hoyos dal nome dell’architetto spagnolo che lo disegnò e ad oggi sede del Lapidario Tergestino e un terzo bastione, ultimo anche in corso di tempo, detto Bastione Fiorito, attualmente non utilizzato. Il castello racconta la storia di Trieste dal medioevo ai giorni nostri, e la memoria che esso tramanda va dalle lontane lotte tra guelfi e ghibellini al Novecento, quando esso fu utilizzato come prigione durante le due guerre mondiali.
Il Civico Museo Sartorio espone le vicende di una ricca famiglia di commercianti liguri insediatasi a Trieste in età asburgica. La ricchezza che essi riuscirono a raggiungere è testimoniata dallo sfarzo e dalla varietà degli arredi che abbelliscono la loro villa, situata nella piazza cittadina di Largo Papa Giovanni XXIII.
Per lavorare al Castello di San Giusto mi è molto utile aver sostenuto l’esame di storia medievale, mentre lavorando al Civico Museo Sartorio ritrovo molti elementi studiati durante il corso di storia moderna.
L’Ex Pescheria-Salone degli Incanti mi richiama alla mente i corsi di filosofia, soprattutto quello di estetica. Trattandosi di una sala espositiva, vengono spesso allestite mostre di alto valore artistico. L’estetica si occupa del rapporto tra arte e filosofia e offre a chi la studia la possibilità di ottenere delle chiavi di lettura interpretative dell’opera d’arte. Avendo studiato estetica ho la possibilità di capire il dipinto o la scultura che ho dinnanzi a me, e condividere poi le mie riflessioni con i visitatori formulando pensieri e concetti astratti, nonché argomentazioni pratiche.
Lavorare nei musei della città mi è spesso motivo di interesse personale e sollecitazione a migliorare, ogni volta che mi reco nei musei scopro qualcosa di nuovo e spesso gli studi non bastano a esaurire il lavoro da svolgere. Come un filosofo, rivedendo ogni giorno i materiali storici e artistici dei musei, ricostruisco i percorsi che legano il passato al presente, sia rassicurando le mie conoscenze a quelle fornite dai servizi museali, sia cercando nuove interpretazioni personali dei percorsi di musei e sale mostre. Non nego che fare la guida turistica sia più complesso che non fare il semplice sorvegliante, eppure il lavoro che svolgo è faticoso. I turisti pongono a volte domande banali, mi chiedono ad esempio come svolgere il percorso didattico nel museo, a volte domande articolate di carattere culturale alle quali è difficile rispondere. Lavorando al Castello di San Giusto debbo prestare servizio all’annesso Lapidario Tergestino al Bastione Lalio, inaugurato nel 2001 come ricollocazione dei reperti contenuti nello storico Orto Lapidario di via della Cattedrale, e pur avendo sostenuto l’esame di storia romana ritrovo nei visitatori del museo non solo una curiosità ma anche una cultura veramente straordinari.
D’inverno Trieste non è il luogo migliore per un viaggio o una gita, mentre d’estate i turisti affollano le sale in centinaia al giorno.
Molti visitatori sono semplicemente dei triestini, ma molti vengono dal resto d’Italia e dall’estero, sia da nazioni a noi vicine come l’Austria o la Slovenia, sia da paesi esotici come l’India, il Giappone o l’Australia. Conosco un po’ le lingue straniere e questo mi aiuta. Conoscere l’Inglese soprattutto è di fondamentale importanza. A volte i visitatori mi chiedono informazioni di carattere prettamente turistico, quali le indicazioni su come raggiungere il Teatro Romano, il Castello di Miramare o dove andare a mangiar fuori. Devo praticare l’Inglese, lingua franca che conosco abbastanza bene e i visitatori mi ringraziano. Molti turisti si complimentano con me per la mia cultura e la mia cortesia, nonché per la mia disponibilità a fornire loro le informazioni che essi mi richiedono.
Lavorare mi dà molte soddisfazioni, sia in termini economici (il salario mensile che percepisco è molto basso, ma dà più sicurezza dei costosi, e non remunerativi, studi universitari), sia in termini esistenziali (lavorare dà senso al mio tempo, arricchisce la mia giornata, mi permette di sentirmi impegnato e utile sia a me stesso sia agli altri). Nonostante io lavori ormai da più anni faccio ancora un po’ di difficoltà ad armonizzare il tempo che dedico al lavoro al cosiddetto tempo libero, eppure la società di oggi è estremamente dispersiva e avere un lavoro vuol dire qualcosa di più che trascorrere le proprie giornate a casa nell’inattività.
Vivere, come vi ho esposto all’inizio della mia relazione, il disturbo mentale è un’esperienza forte e difficile, irta di sofferenza, eppure mi ritengo fortunato a lavorare con una cooperativa sociale, quindi con un ente convenzionato ai servizi sanitari che mi aiutano e mi curano. In questo modo anche quando vado al lavoro mi sento tutelato e protetto.
Durante l’attività lavorativa svolta sinora sono entrato in contatto con molte nuove persone. Ho avuto ed ho colleghi eccellenti per la correttezza e il rispetto reciproco, lavorando in ambienti di lavoro pregevoli dal punto di vista delle relazioni interpersonali. Ho sempre potuto apprezzare il valore delle persone a cui mi sono affiancato e che mi hanno affiancato, e i miei colleghi mi hanno sempre aiutato e supportato affinché io potessi lavorare al meglio. Oltre alle relazioni interpersonali con i colleghi, come ho già detto, nei musei ho potuto instaurare delle relazioni con i turisti e i visitatori dei musei. Come un filosofo riesco a seguire i turisti nel percorso museale, aiutandoli a scoprire i documenti e i reperti, e valorizzandone l’interpretazione che essi forniscono di essi, e come ho già detto ho la possibilità di imparare dalla loro cultura e curiosità sempre qualcosa di nuovo.
In conclusione, vivere l’esperienza forte del disagio mentale e lavorare al contempo è un percorso difficile, che richiede molta pazienza e dedizione, peraltro esso può fornire ulteriori e nuovi stimoli a chi attraversa questo tipo di percorso e apre degli spazi e delle possibilità che poco o nulla hanno da invidiare a chi ha la fortuna di star bene e non vive questo tipo di sofferenza.