al Teatro Parrocchiale Nostra Signora della Fiducia (Bo)
Arte e Solidarietà “Principe Myskin” offre a tutti i cittadini che vorranno partecipare uno spettacolo teatrale originale dal titolo “Galuth” con musiche dell’Est europeo eseguite dal vivo dal Quartetto Klez,martedì 9 febbraio alle ore 21 presso il Teatro Parrocchiale Nostra Signora della Fiducia,Piazza Lambrakis,1 a Bologna ingresso libero. “Galuth” è un dramma che ripropone con forza il teatro come teoresi,che ne è il suo senso vero. E’il dramma della condizione umana privata di Gan Eden,della conoscenza che è sempre ineludibilmente patros unito a logos ed è nel suo cuore un dramma teologico che tratta del bereshit, quello della libertà che è divina in Adam come per il suo Creatore,per cui si relazionano in modo sofferto alla pari. Si intrecciano e si richiamano infatti la storia del singolo in esilio da se stesso e quella di Adam.Una teoresi in scena sul peccato originale, sull’Assoluto come Kadosh, sulla psicopatologia,sulle fortezze della falsa coscienza della normopatia che non sono altro che la medesima psicopatologia ammantata di accreditamento sociale.Tutto è esplosivo,tutto implode. Sempre presente Cristo a contestare radicalmente,ma senza coercire,la frammentazione vivente, che è la creatura per atto di libertà così come il suo sapere che è solo una prigione, un idolo catatonico. Cristo come libertà,come vero uomo,l’israelita Torah vivente che è Trinità unico Dio,che è la Resurrezione e la Vita.La creatura vittima della sua stessa libertà, nel mondo anche innocentemente solo per difendersi,creatura come libertà così come il Creatore lo è e come Kadosh,la ragione come frammentazione vivente che conduce all’autofagia della libertà. Cristo che come follia per i filosofi è Redentore. Irrompe il Diavolo cattegor che come una buffa figura annuncia che si è prigionieri della libertà senza scampo. Appaiono altre figure insieme commuoventi e spaventose. E’ proposto il teatro come luogo della nudità,dove si può essere autenticamente e liberamente se stessi,come radicale ribellione a ogni falso pudore,a ogni pio inganno,perché essi non saranno mai tali,a tutti i deliri strutturati che pretendono di essere ordine costituito. In questo dramma non ci sono maschere, la nudità è originariamente,quella dell’uomo come quella di Dio,tutto viene messo a nudo e non importa se può essere terribile o bello,perché la vera teoresi non vuole veli anche se il prezzo da pagare fosse l’accecamento. Le parole chiave di questo dramma sono:chaim tovim,chaim mizwoth,il paradosso della libertà di Grazia come originario della creatura simile a Dio. Si vede all’opera l’inganno del frammentatore che dice la totale verità sul desiderio buono dell’uomo e la totale menzogna su chi è il Dio Vivente, che assunto in pieno come nostra identità fa sì non si capisca nulla di una creazione di libertà,si vede tutto apocalitticamente e il nuovo è l’originario.Non si possono separare i sani dai malati, la malattia è cosmica,è il solo speculum, la realtà del mondo. E sperare contro ogni speranza,perché tutto in questo lavoro è le chaim e sembrerà di sognare come ai liberati dall’esilio,perché vince la nudità di quel paradosso originario: libertà di Grazia come chaim per la creatura come per Kadosh baruch hu