Buongiorno e benvenuti,
Sempre più spesso una frase letta da qualche parte, la rima di una canzone, una fotografia, ci portano a riflettere su alcuni aspetti della nostra vita, sembra retorica ma è esattamente quello che succede, come un interruttore che viene premuto e una luce si accende … abbiamo tutti un interruttore da qualche parte, ai più serve ad accendere quella luce, a qualcuno invece…
Mi sono sempre chiesta cosa ci faccio qui, e la risposta è semplice, ho un fratello che quell’interruttore lo ha spento qualche tempo fa… e senza ascoltare una frase o una canzone… è successo qualcosa che lo ha spento e basta…
Siamo in un’epoca che non ammette guasti, in cui ciò che non funziona viene messo da parte, magari una tv o una radio sono programmati per essere sostituiti dopo un po’ di tempo (si chiama obsolescenza programmata), ma come si può pensare di farlo con una persona?
Quell’interruttore spesso interrompe anche la dignità… non ci si può alzare la mattina con l’idea che ormai è così e che l’unica cosa da fare è limitare i danni (se cosi possiamo definirli), e lasciare che quell’interruttore resti spento senza nemmeno capire il perché… e allora… Guarire si può? Dev’essere per forza così, magari la strada è tanto lunga, forse le energie non bastano ad aiutare se stessi ed è difficile pensare ad una soluzione a breve termine, ma guarire si può… basta non gettare la spugna… ecco che, come sorella, in tutti questi anni, ho pensato a quale direzione seguire, alle soluzioni possibili, al miracolo… o ad Aladino che 1,2,3, rimetta a posto tutto semplicemente strofinando la lampada… beh… quella lampada dev’essere da qualche parte ma non basterà soltanto strofinarla, che questo sia chiaro…
Quello che si perde però si può cercare e trovare se non viene distrutto.
Allora provare per riuscire, con questa motivazione: RIUSCIRE.
Quando perdiamo qualcosa, il primo pensiero è ripercorrere il tragitto a ritroso, provando a ricostruire come e dove l’abbiamo perso.
Guarire si può… che quest’espressione diventi ridondante, motivante, lo slogan di una rivoluzione e una provocazione…
Sarebbe vano tentare di illustrare la raffinatezza logica con cui il delirio (perchè è questo che si percepisce in chi spegne quell’interruttore), è stato razionalizzato, fino al punto di configurarsi come un gioco delle parti in cui tutti hanno le loro buone ragioni, che risultano spesso non comunicabili perchè quantomeno è rimasto un po’ di pudore…
La struttura di questo delirio è, definito da un confine morale, che ha una precisa definizione spaziale: al di qua e al di là… Magari è comodo rassegnarsi per ‘cultura’.
E allora, per cultura, per natura, l’interruttore rimane spento e non riuscire o non potere riaccendere …diventa l’alibi per il delitto perfetto…
Io ho cominciato affidandomi a chi ne sapeva sicuramente più di me, approvando incondizionatamente le soluzioni, i rimedi che avrebbero confinato mio fratello in una zona relax, una zona franca i cui confini avrebbero evitato interferenze alla vita di chi gli era attorno…
Qualcuno mi ha anche detto che ormai lui non faceva più testo…
Siamo così attenti, cosi conformisti e sempre di più in formazione continua sulla vita, che aiutare chi è stato derubato della propria dignità, per natura o per cultura, ci distoglie troppo dai nostri faticosi giorni..
Scusate, ma io non ci sto e come me tantissime persone che (perdonate l’espressione colorita) hanno il ‘morto in casa’ e non ci stanno…
Allora… chi combatte per chi?
Oggi mio fratello ha imparato a chiedere aiuto, a diluire il suo disagio, a cercare la sua dignità e indossarla, insieme alla giacca e alla cravatta a dispetto di chi lo relegava nell’uniforme dell’emarginato, per natura o per cultura e per amore… non aprirò mai un “manicomio” a casa mia…
Più che mai guarire si può, ma serve l’aiuto delle strutture, delle famiglie, della società che non guadagnerà mai in dignità se toglie dignità…
Sento di ringraziare l’ordine dei Medici di Foggia, il presidente Salvatore Onorati che, ci ha concesso l’uso della struttura, le autorità presenti per aver condiviso le finalità di questo evento attraverso il patrocinio, Fabio Costantini , Elena Gentile, Attilio Manfrini, Gianni Mongelli per la sensibilità mostrata sul tema della salute mentale. A Beppe D’urso e Gloria Fazia per aver dato la possibilità di coinvolgere tutta la città e le scuole consentendo L’installazione In/visibili di Antonio Fortarezza. Presso il Museo civico fino al 5 febbraio . A Geppe Inserra per aver accolto il nostro invito a moderare queste due giornate.
Grazie al gruppo imprese sociali Metropolis e Spes . Al Forum della salute mentale
Grazie ai nostri media partner Cgil Nazionale e regionale nelle persone Stefano Cecconi e Antonella Morga per l’aiuto concreto, il sostegno e la passione dimostrata nel pensare ad un convegno di grande spessore per le presenze degli operatori del territorio delle associazioni dei familiari aderenti alla Consulta a cittadinanza attiva e Daunia autismo, degli ospiti relatori Peppe dell’Acqua e Angelo Righetti.
Roberto e Marina che hanno trasportato Marco Cavallo da Trieste.
Grazie al direttore Manfrini e Teddi Giordano per l’impegno che stanno dimostrando nel rendere possibile l’apertura del centro diurno pubblico di Foggia, questa città ha bisogno di dare speranza ed accogliere le famiglie.
Al termine delle due giornate condivideremo un documento da consegnare ai nostri amministratori con l’auspicio di rivederci per confrontare le nostre riflessioni con le linee politiche.