di Michele Passione (Avvocato).
Lo scorso 1 aprile mi trovavo al Senato, per un incontro in occasione del superamento degli Opg, al quale ha partecipato anche il ministro Orlando. Il ministro ha affermato che è troppo tempo che non si fanno battaglie culturali di questa portata nel nostro Paese.
Nessuno può pensare che la battaglia di civiltà compiuta con la promulgazione della L. 81/2014 sia conclusa, ed a tutti è chiaro come questa legge vada sostenuta e difesa. Per questo l’articolo pubblicato su Repubblica lo scorso 5 aprile a firma della vicepresidente della Regione Stefania Saccardi, disvela in maniera evidente come la strada sia ancora lunga.
Ed infatti, il richiamo all’esperienza della struttura Le Querce, certamente un modello per tante altre Regioni, in realtà si rivela ultroneo rispetto al tema della questione, cioè il trasferimento dei 49 internati toscani da Montelupo al Gozzini.
É del tutto evidente come questo provocherebbe il trasferimento dei detenuti (a custodia attenuata) di Solliccianino, interrompendo il loro percorso: ed appare incomprensibile. La legge ed il recente accordo tra Governo, Regioni e Province autonome disciplinano chiaramente il modello delle Rems (con capienza inderogabile massima di venti persone, con completa ed esclusiva gestione sanitaria della struttura, se del caso con attivazione di servizi di sicurezza esterna attivati in base a specifici accordi con la Prefettura); come si vede, Solliccianino non può assolvere a questa funzione.
Per soddisfarla, bisognerebbe attendere mesi per apportare modifiche (comunque insufficienti), oppure violare la legge. Di più. La vicepresidente dimentica che la Regione non ha indicato nei termini (15 marzo u.s.) quale fosse la soluzione individuata, essendo state viceversa prospettate altre soluzioni, tutte poi rivelatesi infruttuose. Ancora una volta prevale la preoccupazione dei cittadini sulla sicurezza, perfino sostenendosi che gli internati sarebbero incapaci di una piena competenza sociale (il cui metro di giudizio, evidentemente, è sempre quello securitario), subito dopo aver commesso crimini gravi (dimentica, Saccardi, che in Opg c’è gente internata da anni). Infine, la vicepresidente richiama l’esperienza risorgimentale di palazzi nobiliari edificati a ridosso del lazzaretto, quale espressione di una mentalità inclusiva, che oggi tuttavia avrebbe impedito la soluzione Villanova, perché troppo vicino al Meyer.
Quale sia la struttura sanitaria di eccellenza che attraverso la sua contiguità con un istituto a custodia attenuata può scardinare il pregiudizio che tocca il carcere non è dato comprendere; possiamo solo aggiungere che la Toscana ha il record degli eventi critici in carcere, e non è un bel vedere. Tanto lavoro resta da fare, ma non si può tornare indietro, né far finta che tutto cambi perché niente cambi. Oggi si decide in riunione riservata il futuro degli internati toscani; ci auguriamo che lo si faccia rispettando il diritto, la storia personale e le esigenze di ognuno di loro.
Corriere Fiorentino, 8 aprile 2015