Nel centenario della nascita di Basaglia, un colpo di mano riscrive la 180 e fa rivivere gli Opg. Appare sempre più evidente la pulsione profonda del governo Meloni. Non c’è solo la lotta allo stato di diritto e al garantismo e l’opposizione a nuovi diritti di cittadinanza, si vogliono anche cancellare le conquiste civili e sociali come la chiusura dei manicomi. Nel centenario della nascita di Basaglia è stato presentato un disegno di legge al Senato (n. 1179) che colpisce nel profondo la 180, raddoppiando i giorni del Tso (da farsi anche in carcere), prevedendo forme ulteriori di coercizione e di contenzione, nuove strutture psichiatriche speciali con prevalenza di trattamenti farmacologici legati a una visione strettamente biologica della malattia. Si tratta di una proposta legittima ma da contrastare. Per questo è stato lanciato l’appello: “Fermare una tragica nostalgia di manicomio. E reagire”.
Appartiene invece alla categoria del colpo di mano la presentazione di un emendamento al Senato al decreto legge sul carcere (n. 92 del 4 luglio), per riaprire sotto mentite spoglie i manicomi giudiziari, gli orrendi Opg. La storia di quella che ho definito una rivoluzione gentile va ricordata. Fummo in pochi per anni in Parlamento e nella società a denunciare quella istituzione totale. Finalmente la Commissione Marino al Senato svelò la vergogna civile dei sei manicomi e iniziò la campagna di Stop Opg di denuncia nel Paese.
Le parole del presidente Napolitano dettero la spallata definitiva. Il Parlamento approvò prima la legge 9 e poi la legge 81 per la chiusura degli Opg che si realizzò anche per l’azione del Commissario ad hoc nel 2017. Negli anni successivi, anche il Consiglio superiore della magistratura e il Comitato nazionale di bioetica approvarono documenti importanti. Un modello di politica alta, radicata nelle coscienze. Le inevitabili difficoltà sono stati affrontate dagli operatori con passione e con la consapevolezza di compiere un lavoro di civiltà e di umanità. Le opposizioni fino ad oggi sono state respinte e la Corte Costituzionale ha difeso la scelta della chiusura degli Opg, pur sollecitando un intervento del Parlamento per sciogliere alcuni nodi.
La riforma infatti deve essere completata con l’eliminazione del “doppio binario” previsto dal Codice Rocco, superando la non imputabilità per gli autori di reato considerati incapaci di intendere e volere in forza di una perizia psichiatrica e contestualmente dichiarati pericolosi socialmente: da internare con una misura di sicurezza che spesso si trasformava in un “ergastolo bianco” nell’Opg. Tornando all’emendamento al decreto carcere presentato inopinatamente dai due relatori Bongiorno e Rastrelli, esso riscriveva la norma che ha chiuso gli Opg, facendoli rinascere sotto forma di strutture a gestione sanitaria/giudiziaria con la presenza della “polizia interforze”.
Non era detto quanti sarebbero stati questi piccoli manicomi e dove, rinviando il tutto a un decreto amministrativo. Le proteste per questo scippo di legalità hanno bloccato la manovra, che voleva approfittare di un decreto approvato (senza discussione) con due voti di fiducia, per cancellare una riforma epocale. Allarme scampato? Sì, però ora sappiamo che cosa ci aspetta e dobbiamo creare un movimento perché in Parlamento si discuta davvero e nella società civile si apra un confronto sui contenuti della proposta di 2 legge Magi (Camera dei Deputati, n. 1119), elaborata dalla Società della Ragione.
da L’Espresso, 9 agosto 2024