Oggi, 4 dicembre 2024, Eugenio Borgna ci ha lasciato.
Temevo che sarebbe accaduto perché negli ultimi giorni non aveva risposto ad alcuni messaggi di posta elettronica, mentre solitamente rispondeva con sollecitudine.
Nelle sue risposte ricordava sempre con calore e affetto i nostri seminari che aveva tenuto a Udine dal 2006 al 2012, non credo lo facesse soltanto per gentilezza ed educazione perché realmente anche per lui era stata un’esperienza viva e delicata di incontro e di dialogo con operatrici e operatori e di confronto con la complessità dei Servizi e con il mondo reale di quegli anni. Un’esperienza ripetuta e rinnovata nel tempo e quindi con una certa continuità di sviluppi tematici e di rapporti che viveva con gioia durante i quali metteva anche in discussione se stesso con grande modestia.
Esprimeva sempre, fino a pochi giorni fa, una grande riconoscenza per aver condiviso quei tratti di cammino con noi (piccoli piccoli), stima (immeritata) e soprattutto amicizia. Un’amicizia profonda e delicata, intensa, a cui dava grandi valore e significato in questi anni della sua vita.
Eugenio Borgna, fenomenologo, aveva studiato a fondo le opere di Franco Basaglia e, solo e spesso contro tutti, non si stancava di affermare e sottolineare l’originalità e la radicalità del suo pensiero e della sua opera.

Nel 2010, a Trieste, nel grande incontro internazionale “Cosa è salute
mentale?”, voluto e organizzato da Franco Rotelli, aveva aperto i lavori con una lectio magistralis “La riforma psichiatrica in Italia e nel Mondo tra passato e presente al futuro prossimo” concludendo che “… Manfred Bleuler ha scritto che una scintilla, una goccia di cronicità nasce quando da parte di chi cura venga a mancare questa speranza, questa passione della speranza, questa ricerca di che cosa cambi non tanto e non solo inizialmente nei comportamenti dei pazienti, ma in quelli che sono i loro sentimenti, le loro emozioni. Tutti allora siamo imbarcati nel fare in modo, loro, voi, chiunque, comunque, anche perché queste grandi linee della riforma psichiatrica valgono soprattutto per le grandi esperienze psicotiche, per la follia, senza comunque dimenticare che la follia vive anche nel cuore di ciascuno di noi e percepirne le ombre, soprattutto, significa in qualche modo allargare gli spazi che abbiamo di comprensione del destino di questo enigma senza fine che è la follia comunque noi vogliamo considerarla.
Il futuro allora è trasportare, inserire, incarnare questi valori, queste idee, questi orizzonti sperduti di speranze che ho voluto indicare nel cuore di una esperienza che ha bisogno di tecnica, di organizzazione, di questi piani strategici che ci sono venuti dalla alleanza quasi insondabile che in Basaglia c’è stata tra l’intuizione teorica e la sua applicazione pratica.
Mentre anche nelle migliori delle psichiatrie che esistevano prima della legge 180 la dominanza dell’aspetto teorico era tale che mai prima di Basaglia si è trasformata, si è convertita in una prassi come quella che decide del senso della grandezza immutabile non solo e non tanto di una legge, ma di una metamorfosi esistenziale, psicologica e umana che da questa legge deriva e che quindi mai avrà fine. Se c’è stata quella che è stata chiamata una philosophia perennis, anche se legata a fonti filosofiche che oggi sono comunque in parte discutibili, grazie a Basaglia noi abbiamo una psichiatria perennis, aperta quindi non solo alle riflessioni sul passato e sul presente ma anche agli orizzonti sconfinati che investono tutti, medici e non medici. Come sapete in psichiatria a volte le intuizioni, le doti innate di un infermiere oltrepassano quelle che non possono mai essere raggiunte in chi invece abbia ruoli, abiti apparentemente più solenni e più professionali.
Quindi una filosofia perennis implica un passato che non sia soltanto tale, ma che oltrepassando il presente si progetti in questo futuro in cui loro certamente ancora ci saranno”.

In questo momento in cui il dolore, il senso della perdita e il pudore dei
sentimenti invitano alla sobrietà delle parole, vogliamo ricordare Eugenio Borgna con le sue stesse parole, profetiche già allora, in questi tempi così difficili che sembrano annientare la speranza. A nome di Conferenza Basaglia esprimiamo la nostra vicinanza e gratitudine alle sorelle e alla famiglia.