di Luigi Benevelli
Da tempo sono frequenti e non provocano più “scandalo” le occasioni di partecipazione di cristiani ai riti religiosi degli ebrei e di ebrei ai riti dei cristiani. Qualche scandalo e meraviglia ha creato invece la preghiera comune di cristiani e maomettani dei giorni passati in alcune chiese di Francia ed Italia: una novità e un evento di forza e significato straordinari, perché di per sé eloquenti (non c’è bisogno di molte spiegazioni) e perché ne possono essere protagonisti senza impedimenti tutti quei credenti che scelgono di parteciparvi. Ancora, tale preghiera consente e prevede la reciprocità, ossia che fedeli di Allah possano essere accolti in una chiesa o in una sinagoga, che cristiani preghino in una moschea o in una sinagoga e che ebrei preghino in una chiesa o in una moschea.
Qui si apre, specie in Italia, un problema evidente dovuto al fatto che gran parte dei luoghi di culto islamici sono “clandestini”, non sono formalmente riconosciuti come tali. Questo per vari motivi, fra i quali la difficoltà a concordare intese fra Stato italiano e Islam, e, non ultimi, le resistenze e gli ostacoli frapposti da amministratori a orientamento xenofobo che ritengono si possa combattere efficacemente il terrorismo medio-orientale obbligando e spingendo le comunità di residenti musulmani a praticare i loro culti di nascosto.
Un altro problema si pone per gli atei e gli a-religiosi sia europei che arabi che non sanno a questo punto dove poter manifestare pubblicamente il rispetto reciproco. Penso che una risposta seria al riguardo potrebbe essere fornita da una intelligenza politica finalmente attenta alle sfide del nostro tempo.