A sostenere in prima persona la proposta di candidatura al Nobel per la Pace del gruppo di Franco Basaglia e della psichiatria triestina è Gianni Peteani, non uno psichiatra ma il figlio di Ondina Peteani, prima staffetta partigiana d’Italia, Deportata Auschwitz 81672. Il metodo con cui Basaglia e la sua Scuola affrontavano la cura di pazienti rompeva lo schema della segregazione e liberava il malato e con lui tutta la società. Gianni ha visto i benefici che questo approccio ha avuto su una donna che aveva vissuto l’inferno di Auschwitz e del lager femminile di Ravensbruck. Da qui un ragionamento lucido ed appassionato per sostenere una proposta che davvero potrebbe ridare lustro e prestigio ad un premio che spesso non ha valorizzato personalità ed esperienze così straordinarie come quelle varate da Franco Basaglia.
Franco Basaglia ed il suo pool hanno agito sullo sviluppo dell’autocoscienza. Hanno elaborato la svolta e la fine del sordo massacro chiamato segregazione manicomiale, antiscienza di fatto, consona alle pratiche di annientamento perpetrate nei lager di sterminio nazisti. Nella loro grande intuizione hanno compreso quanto fosse importante l’interazione della Società, la consapevolezza collettiva dell’inclusione e del supporto.
Abbiamo avuto modo di testare in succedutesi occasioni il consenso all’iniziativa, guadagnando risposte sempre unanimi: al Convegno Internazionale Democrazia e salute mentale di comunità / Democracy and community mental health – Trieste, Parco di San Giovanni, 22 giugno 2018; al Convegno Istituzionale dell’Università di Trieste Convivere con Auschwitz – 22 gennaio 2019; alla conferenza Le prospettive dell’OMS per il futuro della Salute Mentale Globale – Stazione Marittima di Trieste, 14 febbraio 2019, alla presenza della neo Direttrice dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Dévora Kestel.
Sta entrando nel vivo la costituzione del Comitato d’indirizzo della Candidatura nonché la fase di elaborazione delle pratiche formali di accesso alla commissione dell’Accademia delle Scienze di Svezia.
L’iniziativa della Candidatura è occasione di universale riconoscimento dell’opera basagliana, del suo pool e della Città di Trieste, al tempo come oggi Città dell’accoglienza e dell’inclusione, nei principi inalienabili di convivenza civile della vita democratica, fondamento della Carta dei Diritti dell’Uomo, in Italia e in Europa come nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.