La miseria , ovunque, delle politiche per la salute mentale non si può più nascondere. La vulnerabilità della rete e la povertà organizzativa e culturale dei servizi, la disomogeneità della loro distribuzione riproduce mancanza di risposte appropriate, costringe a scelte progettuali insensate. Le risorse vengono consumate in strutture pesanti e inutili, posti letto, reparti ospedalieri, cliniche che poco hanno a che vedere con le buone cure, oggi possibili, per le persone che attraversano l’esperienza del disturbo mentale.
A soffrire sono le persone, appunto. Parole ricche, che volevano radicarsi nei campi della cura vengono distorte, confuse, rinnegate. Più spesso dimenticate. La smemoratezza come pesante nebbia nasconde ogni cosa. Il passato svanisce e chi si affanna per ritrovare brandelli di senso in quanto è accaduto viene indicato come nostalgico, ideologico, o peggio, basagliano. L’orizzonte scompare. Si procede a tentoni. Eppure.
“L’Italia ha rappresentato un modello avanzato di gestione nel processo di restituzione di autonomia alle persone con disturbo mentale, a partire dalla legge Basaglia e sino al superamento degli Opg. E’ auspicabile che i passi avanti sino a ora compiuti conducano a ulteriori avanzamenti nella tutela della salute mentale delle persone, è dal rispetto della dignità che nasce l’idea stessa di terapia”. Così il Presidente Mattarella nel messaggio in occasione della giornata mondiale della salute mentale 2015 “dignità e inclusione” indetta dall’Oms.
Le morti per Tso e per contenzione, i tagli lineari, la riduzione dell’offerta di servizi denunciano tuttavia le difficoltà per tenere dignitosi livelli di assistenza e per avviare gli “ulteriori avanzamenti” auspicati dal Presidente. Appare così ancora più intollerabile la dissociazione tra enunciati e pratiche.
Il dominio delle psichiatrie farmacologiche, del paradigma medico, dei modelli psicologici fornisce strumenti inadeguati per affrontare la sofferenza delle persone, il loro bisogno di riuscire a esserci, di non scomparire. Rischiamo di allontanare sempre più dallo sguardo gli uomini e le donne, i bisogni, i diritti, i conflitti, la ruvidezza delle esistenze. E’ questo il problema che stiamo vivendo.
Bisognerebbe ricominciare a parlare di cittadini, di persone, di soggetti per ritrovare l’entusiasmo per le politiche della cura, come fu all’inizio della lunga storia del cambiamento, e finalmente scoprire l’incuria che non ha mai abbandonato il campo.
Ritornare sulle questioni della salute mentale è, per dirla ancora con il messaggio del Presidente, “una sfida complessa per il nostro sistema sanitario, che richiede un intervento multidisciplinare volto al reinserimento sociale. Le esperienze mostrano che l’integrazione è la chiave del successo terapeutico; nella cura di chi è affetto da disturbo mentale, un ruolo di primo piano è svolto dal territorio e dalle sue reti. Occorre identificare e rimuovere gli ostacoli che impediscono l’integrazione, al fine di evitare scelte che si traducono, nei fatti, in fenomeni di istituzionalizzazione e di marginalizzazione sociale”.
Bisognerebbe ricominciare a parlare di cittadini, di persone, di soggetti per ritrovare l’entusiasmo per le politiche della cura, come fu all’inizio della lunga storia del cambiamento, e finalmente scoprire l’incuria che non ha mai abbandonato il campo. Dobbiamo trovare il coraggio di disubbidire, di richiamare le parole della costituzione di momento in momento, cogliere lo scontro quotidiano che quelle parole devono sostenere con la realtà. Urlare il nostro sgomento di fronte alle contenzioni, alle porte chiuse e blindate, alle telecamere, agli abbandoni, ai soprusi, agli Opg ancora impudicamente vivi, alle Rems pollaio, all’insensatezza della misura di sicurezza, alla stupidità del concetto di pericolosità sociale/malattia mentale. Dignità e libertà le parole da mettere in campo senza remore e senza riluttanze.
Abbiamo bisogno di strumenti per ricercare, studiare, rassicurarci: la Costituzione, il libretto rosso della seconda rivoluzione.
Il libro di Stefano Rossi (vedi) non poteva arrivare in un momento migliore.
1 Comment
Più che un commento, mi chiedo perchè trasmettono in televisione tanta informazione e prevenzione su tante malattie e si raccolgono fondi attraverso i teleton ecc. Non si potrebbe realizzare un teleton sulla salute mentale? attivando il num.1978 180 donando 1 2 e 5 € e facendo informazione e prevenzione invitando a parlare in televisione, le persone i famigliari con il proprio vissuto,ed i medici, gli educatori e tutto il personale competente che opera a pieno ritmo con i csm.