Disciplina fondata da Sigmund Freud. Consiste in un metodo di indagine e in una tecnica psicoterapeutica aventi lo scopo di portare a livello di coscienza contenuti conflittuali ricchi di carica energetica, rimossi nella sfera inconscia, interpretando espressioni verbalizzate liberamente, sogni, fantasie, desideri, azioni e comportamenti del soggetto da analizzare o da curare.
La tecnica psicanalitica è caratterizzata dall’atto interpretativo del terapeuta, rivolto, in particolare, alla indagine del transfert del paziente. Il nevrotico vive, nel rapporto analitico, la mescolanza spesso contraddittoria di forti sentimenti positivi e negativi legati a ricordi ed esperienze della vita infantile, vissuti nella analisi come intensamente attuali e trasferiti sulla persona dello psicanalista. Queste tecniche consentiranno al paziente di prendere coscienza dei propri “conflitti” (v.), di sciogliere i legami da questi dipendenti e di tornare, guarito, alla vita impossibile brutale e assurda che tutti conosciamo. Se questa vita lo schiaccerà, vuol dire che l’analisi non è stata condotta in modo soddisfacente, che l’Io del soggetto non è divenuto abbastanza forte e che bisognerà ricominciare tutto da capo, eventualmente cambiando psicanalista.
La durata di una analisi è varia: alcuni anni, alcuni lustri o tutta la vita. In quest’ultimo caso si tratta, per definizione, di una analisi infinita, nella quale, come le parallele, paziente e analista non si incontrano mai. L’analisi infinita dipende anche dal potere economico del paziente: se le risorse di questo, a un certo punto, si estinguono, si parlerà, in tal caso, di una analisi tendenzialmente infinita ma interrotta per cause di forza maggiore.
Bisogna distinguere tra psicanalisi e ideologia psicanalitica. La prima è una cosa seria. L’ideologia psicanalitica tende al perfezionismo asettico e a una liturgia rassicurante e conservatrice. Essa vorrebbe interpretare fenomeni di disagio individuale e collettivo attraverso un cifrario esoterico che copra le contraddizioni che li sottendono, riferendo al passato conflittuale del singolo sofferenze che hanno ben altra origine; spesso attraverso la sbrigativa ricerca di capri espiatori (padre, madre) da cui tutto dipende, e con la proposta conclusiva di una pseudointegrazione sociale.
L’apparente campo di azione della psicanalisi è diventato sempre più vasto, specialmente attraverso l’intensa opera di volgarizzazione persuasiva di alcuni epigoni di Freud. Di psicanalisi parlano i giornali maschili, femminili e neutri. Nello stesso tempo, i risultati terapeutici sono divenuti sempre meno significanti, dato che le istanze sociali aumentano il loro peso repressivo permeando sempre più sottilmente le relazioni interpersonali e familiari. In altri termini, gli psicanalisti sono chiamati a negare, con un intervento tecnico rituale, quei disturbi che la società intensamente alimenta. Essi dovrebbero proporre, affiancandosi alla ideologia che li investe di un potere non indifferente, una armonica pseudointegrazione secondo valori collaudati come funzionali e secondo gerarchie che, rispettate, promettono rassicurazione e aproblematicità.
In tal modo si offrono due diverse prospettive per due diversi tipi di pazienti, in relazione al valore fondamentale: il successo. Un paziente privilegiato, abbiente e psicanalizzato potrà ottenere dalla vita affermazione e successo a spese degli altri. Un paziente non privilegiato, non abbiente e psicanalizzato potrà soffrire di meno lavorando per la affermazione e per il successo di un altro. (Michele Risso).
PSICHIATRIA.
È la scienza che studia le malattie mentali, cercandone la terapia. In realtà, essa esprime l’atteggiamento della società di fronte ai problemi della follia.
Nella storia della psichiatria intesa in questo senso si distinguono tre fasi fondamentali, che corrispondono a tre momenti di crisi e quindi di rinnovamento. Queste tre crisi hanno tutte la stessa origine: si sono determinate ogni volta che la psichiatria si è illusa di aver trovato un metro esatto per misurare la mente dell’uomo e le sue malattie. Ma ogni volta questo metro si è trasformato in un concetto astratto che non teneva più conto della realtà umana dell’oggetto della propria indagine.
Le tre fasi possono essere così schematizzate:
1. Il momento dell’individuazione della malattia mentale come entità separata e separabile dalla delinquenza e dal peccato; momento che si traduce, alla fine del ‘700, nella liberazione dei folli da parte del Pinel e nella separazione del carcere dal manicomio.
2. Il momento dell’individuazione dei meccanismi inconsci dell’uomo e del gioco delle interazioni psichiche; momento che risale al pensiero di Freud il quale, pure avendo sconvolta l’intera struttura della psichiatria, non ha portato mutamenti radicali nelle istituzioni in cui la si mette in pratica.
3. Il momento dell’individuazione dell’uomo come soggetto-oggetto sociale, che riacquista in questa dimensione la totalità della sua funzione con il riconoscimento del gioco delle interazioni sociali.
È quindi evidente che la storia della psichiatria è la storia dell’atteggiamento della scienza (perciò della società di cui la scienza è espressione) nei confronti dell’abnorme. Ed è stata finora una storia di esclusione: in nome di una soggettività dell’uomo ogni volta riscoperta, si tornava a confermare la natura ambigua dell’abnorme; per il quale i giudizi “scientifici” non sono mai stati liberi dall’interferenza di “giudizi di valore”. Ciò significa che ogni volta si tornava ad accomunare, in una nuova istituzione, malattia, vizio, miseria e povertà. Per questo l’analisi storica della malattia mentale e della sua scienza può chiarire il processo attraverso il quale, a cicli successivi, si è liberato il malato dall’istituzione in cui di volta in volta lo si identificava, per rinchiuderlo e rioggettivarlo in una istituzione successiva.
Dopo le varie tappe “liberatorie”, il ciclo sembra ancora una volta compiuto: l’istituzione è tornata al suo carattere segregativo. La psichiatria ha perduto il suo oggetto, che continua faticosamente a costruire e che le continua a sfuggire, e si pone alla ricerca di una nuova istituzione che non sia più limitata fisicamente alla struttura spaziale del “manicomio” (v.).
In epoca di rivoluzione post-industriale, gli scienziati dell’alienazione, consorziatisi con gli studiosi delle scienze sociali, stanno organizzando un pool cibernetico dell’alienazione, a difesa dell’uomo e della sua malattia; andando alla ricerca di un nuovo campo di indagine in cui ritrovare il nuovo oggetto in una istituzione totalizzata che sarà ora l’intera società. (v. anche: “Deviante”).
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