Evidenze di ricerca internazionali molto recenti indicano come la diagnosi precoce e la continuità del trattamento farmacologico siano i due aspetti di maggior rilevanza nel ridurre la cronicità e i rischi dei disturbi psichiatrici, quali il rischio di suicidio e l’abuso di sostanze come l’alcol e droghe.
Questi i temi principali affrontati dalla terza edizione del Forum Internazionale di Psichiatria Innopsy 09, sponsorizzato dalla Società Mondiale di Psichiatria Biologica (WFSBP) e dall’Università degli Studi di Milano.
In seguito a una serie di studi pubblicati non solo sui Disturbi Psicotici, ma anche sui più comuni Disturbi dell’Umore e d’Ansia, sappiamo oggi che quanto più tempo trascorre tra l’esordio di un disturbo mentale e la corretta somministrazione di un’efficace terapia farmacologica, tanto minore potrebbe essere la risposta del paziente alle terapie e peggiore il decorso a lungo termine della malattia e il rischio di cronicizzarsi. L’intervallo di tempo tra la comparsa dei primi sintomi e l’inizio delle cure risulta una variabile fondamentale per il successo della terapia.
In uno studio recente di cui sono stati presentati i risultati preliminari al Congresso Americano di Psichiatria lo scorso anno, è stato riportato come in un gruppo di circa 300 pazienti con Disturbi d’Ansia il primo trattamento farmacologico venisse assunto con una latenza dall’esordio compresa tra i 4 e gli 8 anni. In un altro studio in corso di pubblicazione è stato inoltre verificato come la latenza nella somministrazione di un trattamento con stabilizzanti dell’umore in circa 250 pazienti con Disturbo Bipolare si correlasse a un maggior rischio di suicidio.
Inoltre, diversi studi internazionali, compresi quelli della Fondazione Policlinico di Milano che ha utilizzato tecniche innovative come metodiche di neuroimaging strutturale e funzionale (PET) in pazienti con Schizofrenia e Disturbo Bipolare, hanno mostrato come a una cronicità di malattia si associno una serie di modificazioni neuro-anatomiche quali perdita di sostanza grigia e assottigliamento degli strati corticali in alcune aree dell’encefalo e come l’utilizzo tempestivo dei nuovi antipsicotici possa bloccare tale processo neurodegenerativo.
Il messaggio è quindi quello di ottimizzare gli strumenti diagnostici estendendoli alla medicina di base e creare una rete di monitoraggio sul territorio in grado di cogliere il più precocemente possibile l’inizio dei fenomeni patologici.
tratto da: http://www.sanihelp.it 24/11/2009