Quest’anno è ancora più dura.
Dieci anni fa moriva zio Franco e dieci anni fa cambiava per sempre la vita della mia famiglia.
Ricordo quando io e mio padre abbiamo visto per la prima volta le immagini di quel video, quando abbiamo portato i vestiti in obitorio, quando papà non dormiva ma trascriveva minuto per minuto quello che si vedeva in quelle 90 e più ore di video. Lo ha fatto mio padre non perché fosse il più forte, ma perché non si dava pace, non credeva a quello che vedeva e voleva che mio zio ottenesse giustizia, almeno da morto e nel Tribunale di Vallo della Lucania. Poi abbiamo iniziato a ricevere altre richieste d’aiuto. E sopratutto papà non si è mai risparmiato. Ormai questa battaglia era la nostra vita. In questi dieci anni non abbiamo più avuto una normalità, il tempo è stato scandito dalle udienze, poi dalle sentenze e dal dolore. Tanto. Troppo. Anche quando mancavano le forze, ed è successo tante volte, siamo andati avanti perché la morte di zio Franco doveva servire per evitarne altre. Solo questo ci avrebbe dato pace.
Da circa due anni mio padre si è ammalato, siamo in ospedale da qualche mese e oggi sono arrabbiata perché non solo hanno ucciso mio zio ma hanno distrutto gli anni più belli della mia vita e sono sicura che la malattia di mio padre sia dovuta anche allo stress e al dolore degli ultimi dieci anni. Ma sono sicura che se anche si potesse ritornare indietro mio padre rifarebbe lo stesso. Quanto sono orgogliosa di essere tua figlia e quanto ti amo. Quest’anno caro zio Franco trasmettici tu, come puoi, un po’ di forza. Ne abbiamo tanto bisogno.
Grazia Serra