La scorsa settimana, invitato da cittadini attivi e associazioni di familiari, sono stato a Ginosa e a Laterza, in provincia di Taranto, e poi a Bari dove ho incontrato il “governatore”. A Bari all’una del mercoledì 23 ci aspettava Nichi Vendola. Ha trovato il tempo per incontrare me e una piccola delegazione di quei cittadini che mi avevano invitato. Di ritorno da Ballarò, uscendo da una complicata seduta del consiglio e in partenza per Taranto dove lo aspettava una città blindata e il ministro Clini, si è rifugiato in una stanzina per respirare e parlare con noi.

Quasi tre quarti d’ora. Abbracci e parole ricche di amicizia, stima e gioia: gli anni ’70, la collina di San Giovanni, Franco Basaglia, la meraviglia del cavallo azzurro.

Poi il presidente, come se il ricordo lo avesse liberato da quel faticosopresente, si è disposto auna inaspettata vicinanza,alla confidenza.

Ha raccontato di Taranto, della città così minacciata, dell’amarezza, delle speranze, dei negoziati estenuanti. Delle cose da fare. Ho visto da vicino il presidente combattentestanco, provato. Lasciato per un attimo fuori dalla porta il clamore del consiglio, stava approfittando per respirare lungo, al riparo delle pressioni e dall’obbligo di misurare le parole.

Gli ho parlato della salute mentale in Italia e nella sua regione. Ha voluto ascoltare il mio racconto e le mie valutazioni. Ho detto delle grandissime conquiste fatte dalle persone con l’esperienza, dalle associazioni, dalle cooperative,da alcuni (purtroppo pochi) sistemi regionali, dai tanti cittadini attenti. Delle trasformazioni meravigliose di San Giovanni e dei servizi di salute mentale nella mia città da quei lontani ed entusiasmanti anni ’70.

Ma non ho potuto tacere della regressione dello stato dei servizi e delle culture del cambiamento. Ho dovuto dire della deriva verso un modello che non faremmo fatica a chiamare “manicomiale attenuato”. Pre 180! Un’assenza preoccupante di pensiero critico.

Acuzie e cronicità. Reparti psichiatrici ospedalieri (che si devono chiamare servizi psichiatrici di diagnosi e cura!) e posti letto nelle strutture più disparate. Luoghi di negazione e di sottrazione. Disinvestimento del territorio e immiserimento dei centri di salute mentale.

Con l’alibi della crisi, del rientro, della spending review, crimini di pace quotidiani si compiono. Alibi, perché i modelli che si vanno affermando sono tanto improduttivi quanto costosi.

Ho segnalato al presidente, e ha ben compreso, il nostro disappunto per l’incontrastato dominio delle psichiatrie della pericolosità, dei farmaci, delle porte sbarrate, delle contenzioni. Anche in Puglia con un presidente così attento all’etica, ai diritti, alle diversità.

Ho chiesto che su queste questioni la coalizione dichiari le sue intenzioni: un agenda della salute mentale. Mi ha detto che lo farà. E a marzo farà di tutto per essere al convegno del Foruma Roma. Spero in rappresentanza del nuovo governo che immaginiamo!

Peppe Dell’Acqua

1 Comment

  1. solaredo

    caro peppe,
    ci siamo conosciuti un po’ di anni fa quando lavoravo ad udine e ho avuto il piacere di apprezzare le esperienze triestine, un approccio con i temi della salute mentale fatto di umanità, di attenzione per i pazienti e i familiari,che si respirava in tutte le istituzioni….Ora vivo a taranto,la mia città di origine e tra diossina,nubi, polveri metalliche, povertà etc…..cio’ che oscurisce di più è una non-cultura sulla salute mentale…..e sarebbe notte se non fosse per la tenacia e serietà di medici che con quei pochi mezzi che hanno rendono i csm centri vitali, si battono per i diritti di cittadinanza……il cavallo azzuurro non è ancora arrivato ..ma chi lo ha conosciuto non puo’ dimenticarlo e sognare che chissà un giorno arrivi anche a Taranto …..sarebbe splendido che anche qui in una città martoriata ci fosse una giornata per il forum con te , il prof Cendon,l’esperienza di gorizia e che finalmente si parlasse a taranto di salute, speranza, persone e non solo di morte-
    lucia saporito

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