E’ il 1974, Dario Fo apre il teatrino e Brunetta, lobotomizzata, tutta la vita al Reparto “Agitate”, rompe il silenzio degli invisibili monta sul palco tra le ovazioni del pubblico e si siede accanto a Giorgio Gaslini che suona il pianoforte a coda. Sui muri di San Giovanni compare la scritta la libertà è terapeutica.
Il teatrino di San Giovanni,da tempo chiuso, in quei giorni aveva veramente mostrato tutte le sue potenzialità. Dario Fo e Franca Rame avevano accettato il nostro invito. Altri e più complicati problemi, come quello di organizzare una vera biglietteria e interminabili trattative con la questura per via dell’ordine pubblico e perle parole pericolose di Dario Fo. Tre serate di tutto esaurito e posti in piedi. Macchine parcheggiate dappertutto. Sembrava vicino il momento della fine di quel luogo, anzi in quei momenti era gioia intensissima avvertire come concreta la sua sparizione, del manicomio intendo. Di giorno il teatro era occupato dalla compagnia per le prove. La porta aperta invitava a curiosare. Brunetta era incantata e sempre più a suo agio di tanto in tanto con la sua andatura ciondolante e malferma montava in scena in mezzo agli attori. Dario Fo tornerà qualche anno dopo per il terzo Reseau internazionale di alternativa alla psichiatria. Una serata memorabile al teatro sloveno con “Mistero Buffo”.
(da “Non ho l’arma che uccide il leone”, di Peppe Dell’Acqua, Collana 180, Alphabeta Verlag ed, 2014)