di Andrea Mazzoleni – socioterapeuta
[…] Ora tutto è diventato patologia, c’è la sensazione che il mondo intero sia diventato ancora più folle, forse è per questo che la salute mentale viene così ignorata. Inoltre con il ritmo di lavoro dettato dalle comunicazioni in tempo reale e gli alti livelli di concorrenza, la frontiera tra lavoro e vita privata diventa sempre più difficile da identificare. Il mondo non deve guardare la malattia, ma la persona con la propria dignità e i propri diritti, che può lavorare, innamorarsi e fare una vita sociale come chiunque. Ricordiamo che il pensiero di Basaglia, culminato con la legge omonima, ha avuto come conseguenza principale il profondo ripensamento della follia in una connotazione radicalmente sociale. Purtroppo nonostante i dati siano in crescita, ignoranza e pregiudizio la fanno ancora da padroni con serie conseguenze per la salute mentale e per il benessere della popolazione in generale. In Ticino durante tutta la discussione sulla pianificazione ospedaliera cantonale la psichiatria è stata ignorata per non dire penalizzata. In un momento di aumento del bisogno di cure psichiatriche si riducono le risorse con il rischio di aumentare il circuito di stigmatizzazione ed esclusione deleteriosia per l’individuo che per la società. Su un piano generale occorre fare di più per integrare la consapevolezza di questa problematica in tutti gli aspetti delle politiche sociali e sanitarie, della pianificazione sanitaria e dell’assistenza sanitaria generale primaria e secondaria. In questa arida desertificazione della tolleranza e del rispetto dell’uomo ci preme ricordare come in Ticino esista ancora (non sappiamo fino a quando) una realtà come il Club 74 che fu fondata proprio il 10 ottobre di 42 anni fa. La psichiatria deve occuparsi sempre di più delle conseguenze della fragilizzazione del legame sociale, della precarietà, delle disfunzioni sociali, ma purtroppo i mezzi di cui dispone non solo non crescono in proporzione, ma calano vistosamente. Riaprire il dialogo con la società, riscoprire un ascolto rivolto a costruire fiducia, saper ascoltare in campo aperto, sviluppare integrazioni tra le risorse territoriali, mettere al centro il coinvolgimento del paziente nel lavoro terapeutico, deve significare una pratica ancorata al principio etico del rispetto della persona umana in un’ottica di recupero alla società delle varie forme di disagio. Come diceva Jacques Lacan “Lungi dall’essere per la libertà un insulto, la follia è la sua più fedele compagna, segue il suo movimento come un’ombra. E l’essere dell’uomo, non soltanto non può essere compreso senza la follia, ma non sarebbe l’essere dell’uomo se non portasse in sé la follia come limite della sua libertà.”La psichiatria ha a che fare soprattutto con la cura, ma la cura non può essere la diagnosi e il farmaco: è soprattutto capacità di ascoltare, per cogliere quel colloquio interiore che ognuno di noi intrattiene con le voci e i silenzi della propria anima, anche quando ci si trova persi nelle pieghe più profonde della sofferenza.