I medici della camorra di De Rosa Corrado
Editore Castelvecchi (collana Tazebao), 2011( 284 p. 16 €)
Recensione di Barbara Grubissa
La strumentalizzazione delle perizie psichiatriche
Cosa può fare uno psichiatra per evitare di essere coinvolto nella strumentalizzazione delle perizie psichiatriche da parte della criminalità organizzata? Questa è la domanda che si pone Corrado Rosa, giovane medico napoletano, nel libro I medici della camorra, uscito nel febbraio del 2011 per i torchi della Castelvecchi.
Secondo De Rosa la psichiatria forense avrebbe un ruolo determinante nella lotta alla criminalità organizzata, se si riuscisse ad agire su questi due fronti: 1. investire sulla formazione dei medici che fanno le perizie, in modo che siano preparati sui problemi clinici e sul loro riconoscimento; 2. accettare o meno un incarico come perito secondo un codice deontologico, giacchè la “Legge non prevede una specifica incompatibilità tra l’attività di consulenza per conto di privati e quella per conto dell’autorità giudiziaria.”
La buona formazione dello psichiatra, la sua competenza dovrebbe portare secondo l’autore a un più preciso impegno per capire se un camorrista soffre realmente di un disturbo mentale, cercando di garantire il più possibile chi sta male veramente e di “riconoscere senza indugi chi finge”. La ricerca ripercorre con attenzione storie di cronaca in cui vi sono state falsificazioni di certificati, come per esempio L’inchiesta Gerico, in cui sono state arrestate 60 persone che si sono finte cieche per avere la pensione di invalidità e racconta nel dettaglio storie di boss che hanno simulato anoressie, disturbi psicotici, depressioni e deliri per uscire dal carcere, caso emblematico quello di Cutolo, fondatore della Nuova Camorra Organizzata (NCO), che si sottopone a undici valutazioni peritali, fingendo il delirio con il supporto compiacente di alcuni psichiatri. Varie le prospettive analizzate: lo studio da parte degli affiliati alla camorra dei disturbi psichici per poterli simulare, i certificati contraffatti, le perizie compiacenti, utilizzo strumentale della follia per aver accesso a quelli che si chiamavano manicomi giudiziari, la strumentalizzazione della sofferenza psicologica per screditare le dichiarazioni dei pentiti e dei testimoni di giustizia.
Il secondo fronte su cui agire secondo l’autore sarebbe l’iscrizione (non obbligatoria), da parte degli psichiatri, agli albi dei periti, “consapevoli che le perizie servono solo a verificare la presenza o meno di malattie e a suggerire percorsi di cura”, anche se le perizie di ufficio vengono mal retribuite dalle ragionerie dei tribunali e in tempi lunghissimi, per disincentivare l’attività di consulenza dei giudizi.
Come specifica Raffaele Cantone nella bella introduzione, si tratta di un libro per non addetti ai lavori, scritto con linguaggio piano e comprensibile, che cerca di chiarire in cosa consiste il rapporto tra psichiatria e camorra, ma anche quali sono le possibilità di un medico di utilizzare i propri strumenti secondo un codice deontologico.
2 Comments
Una recensione che invita alla lettura del libro anche per chi, come me, non è un addetto ai lavori.
Trovo che De Rosa, l’autore del libro, sia stato molto coraggioso a trattare un argomento così delicato, per certi aspetti così “pericoloso”, passatemi il termine.
Credo che il testo, al di là delle ocmpetenze clinico psichiatriche, sarà d’aiuto nella lotta alla criminalità organizzata.
Complimenti all’autore per il coraggio, e al giornalista per la bella recensione.
Anna Zennaro
Trovo l’argomento del libro di De Rosa molto interessante e innovativo. Il fatto di sottolineare l’importanza dell’impegno etico dei medici è un tema sempre attuale e scottante. Inoltre il crimine non può essere sempre attribuito a chi ha problemi psichici. C’è purtroppo chi lo fa di mestiere e consapevolmente ed è questo messaggio che emerge dallo scritto di De Rosa.
Complimenti all’autore e al giornalista per l’acuta recensione.
Marinella Pichierri