di Peppe Dell’Acqua.
Accadono cose sorprendenti. Lo scorso inverno mi è capitato di leggere uno scritto, poche pagine, di un giovane bergamasco, Alberto. Che di lì a poco conoscerò. A inviarmi quelle pagine Paola, psicologa milanese, che, colpita dalla lucentezza delle parole di Alberto mi chiede la Collana 180 può essere interessata. Mi capita più di una volta di ricevere libri completi, pagine e pagine spesso disordinate, scritti che mi chiedono di essere pubblicati. Così, spesso, affronto questa pagine con qualche riluttanza rinviando di giorno in giorno la lettura. E’ accaduto anche con la mail di Paola.
E’ passato molto tempo e Paola con molta delicatezza mi ha chiesto ragione di quella che era ormai una chiara dimenticanza. Ho letto le cinque pagine.
A colpirmi la scrittura, finissima e il rigore sempre ironico e distaccato. Ho chiesto di leggere di più. Nei giorni successivi sono arrivate altre 60 pagine, ho letto tutto d’un fiato. Da questo momento ho desiderato conoscere Alberto, ci siamo prima conosciuti per mail, poi per telefono e infine Alberto superando impensabili riluttanze, è riuscito ad accettare il mio invito. E’ venuto a Trieste. Intanto avevo letto altro e cominciava a prendere forma un vero e proprio libro.
La comunicazione per un certo tempo è diventata febbrile, cercando un titolo, un immagine di copertina, un qualcuno che facesse al caso nostro per la introduzione. Mancava nel materiale che avevamo davanti un qualcosa che potesse identificare meglio Alberto. Insomma qualcosa della sua storia. Nel suo stile, mi ha detto che “i matti hanno poco da raccontare in una biografia ma nel dirmelo ha scritto una prefazione mirabile al suo libro, che vi invito a leggere. Ho insistito per avere “dieci righe “ di biografia e ancora una volta con leggerezza: “Sono nato a Bergamo, nel 1981. Mio padre è calabrese, mia madre campana. […] Dopo il diploma, ho frequentato per circa quattro anni l’università cattolica di Brescia, un corso di laurea inerente al cinema. Poi sono impazzito. […]
Preferisco il silenzio. Non fa eccezione tutta la faccenda della psichiatria, che tengo ben nascosta nella maggior parte delle occasioni. Un altro motivo per cui preferisco non rivelare particolari della mia vita deriva dal fatto che, a parte i momenti di notevole squallore che tutti noi custodiamo gelosamente, la mia esistenza non ha nulla di speciale, nulla che meriti di essere raccontato. Infine, non parlo della mia biografia perché non la ricordo: non ho chiari i passaggi della mia storia, gli eventi sono confusi, mescolati, annebbiati.”
Alberto dice che la sua esistenza non ha nulla che meriti di essere raccontato e tuttavia si racconta. Le parole di Alberto forniscono un affresco chiaro e puntuale di cosa succede a chi soffre di disturbi psichiatrici, dove la giornata è scandita dall’assunzione del farmaco, dal desiderio di una sigaretta, dagli odori e le immagini degli ambienti, dalle relazioni timorose e timide con i medici e gli altri degenti, dove il più banale gesto della quotidianità viene vivisezionato, analizzato e considerato nell’ottica del dubbio e della preoccupazione di non riuscire mai a raggiungere la sponda della normalità.
Dettagli Inutili sono le parole che si dicono al colloquio con lo psichiatra dove il paziente ha l’impressione di dire cose che non sfiorano neanche le orecchie di chi sta lì per ascoltarlo. Dettagli inutili appunto: “Mentre tu stai mettendo sul tavolo parole che ti fanno molto male e che fai fatica a dire.”
Nella sua introduzione Massimo Cirri dice che Alberto ci porta dentro gli apparati delle psichiatrie. Alberto ci è stato a lungo, li ha abitati per talmente tanto tempo da averli potuti osservare quasi con distacco. Alberto ci racconta di come essere uno che sta dentro quel reparto psichiatrico immateriale, ma potente, dal quale sembra a volte così difficile uscire, si intersechi con le faccende della vita e di come camminino laicamente a fianco, vita e dimensione psichiatrica. E ancora di come la vita ne viene mutata.
Cirri conclude dicendo che Alberto “usa molto l’arma dell’ironia. La impugna con delicatezza quando incontra uno dei tanti nodi contraddittori della vita quotidiana in uno dei posti della psichiatria […] che si è trovato ad attraversare. Punta e spara. L’ironia è una pistola ad acqua che spruzza uno sguardo diverso sulle cose. Un’intelligenza disarmante.”.
“Dettagli Inutili” vuole parlare non solo a chi ha interesse o si occupa di questioni legate alla psichiatria o alle “malattie della mente”, ma a tutti. Alberto con la sua scrittura lucida e ironica che conduce attraverso i tanti pezzi di un puzzle che alla fine ci aiutano a costruire un quadro di insieme che stupirà qualsiasi lettore.
Alberto Fragomeni e il suo libro saranno ospiti di Mat Modena lunedì 24 ottobre al mattino.
http://www.matmodena.it/la-settimana-della-salute-mentale-2016/
Con questo libro Collana 180 in soli cinque anni ha messo a catalogo ben 17 titoli .
(Vedi tutti i volumi pubblicati: http://www.edizionialphabeta.it/180)
2 Comments
Ho appena finito di leggere il libro. Una meraviglia! Mi viene soltanto da dire che Alberto Fragomeni dovrebbe guadagnarsi da vivere continuando a scrivere, mentre coloro che lo hanno avuto in cura, iviterei a guadagnarsi da vivere impagliando le sedie
Cara Gina, le confesso che sono fra coloro che hanno avuto e hanno tuttora Alberto in cura. Può anche darsi che un giorno proverò ad impagliare sedie, (perché no?), per ora proseguo con lui il mio lavoro, avendo come principalet obiettivo che Alberto possa continuare ad avere la forza di esprimere il suo desiderio, che sia di essere uno scrittore o di essere qualsiasi altra cosa si senta di essere. Da lettrice, anch’io vorrei che continuasse a scrivere, da psicologa posso solo sperare che il poter abitare quella soglia fra normalità (?) e follia (?) divenga per lui non un luogo impossibile, ma anzi, il posto ideale da cui osservarsi ed osservare il mondo, nonché uno stimolo ad andare avanti, sulla strada che vorrà intraprendere, finalmente un po’ più libero da aspettative onnipotenti e da angosce paralizzanti…
La ringrazio comunque per l’apprezzamento rispetto al libro, sono d’accordo con lei, è proprio una meraviglia…