di Anita Eusebi
In occasione del Convegno Il DSM-5 e i suoi riflessi nella pratica psichiatrica clinica in Italia che si è recentemente tenuto a Firenze, la Società Italiana di Psichiatria ha presentato i risultati di un’indagine svolta a livello regionale sui Dipartimenti di Salute Mentale (ne dà notizia anche Il Sole 24Ore del 29 novembre scorso).
Il quadro che viene fuori dall’analisi di oltre il 30% dei DSM in 14 regioni è a dir poco allarmante. Riorganizzazioni, accorpamenti e tagli hanno portato negli ultimi dieci anni a una riduzione del 50% delle risorse umane (medici, infermieri, psicologi, operatori socio-sanitari, assistenti sociali, educatori) dedicate all’assistenza e alla cura dei pazienti con disturbi psichici: si è passati da 0,8 a 0,4 ogni 1500 abitanti.
A ciò va sommato l’aumento della domanda (vera o presunta) di assistenza nell’ambito della salute mentale da parte della popolazione. “Il personale, in tutte le sue varie figure, è oggi sempre più in affanno nello gestire servizi per una popolazione con disturbi in costante aumento, andando dalla schizofrenia ai disturbi dell’umore, dai disturbi d’ansia e quelli di personalità”, commenta Enrico Zanalda, segretario generale della Società Italiana di Psichiatria.
A pochi giorni dalla conclusione dell’iniziativa Il viaggio di Marco Cavallo nel mondo di fuori per incontrare gli internati, il pensiero corre all’urgente bisogno della chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e, in contemporanea, della presa in carico da parte dei servizi territoriali dei “folli rei”. Di qui l’attenzione alta e lo sguardo vigile sul necessario potenziamento dei Centri di Salute Mentale 24 ore su 24 su tutto il territorio nazionale, unica via per poter ragionare in termini di inclusione sociale, lavorativa, abitativa e relazionale.
Il Forum Salute Mentale si associa alla denuncia delle possibili serie ripercussioni sul (mal)funzionamento delle strutture sanitarie, già impoverite dalla scarsa disponibilità delle risorse economiche oltre che umane. Ma intende anche ribadire con forza una preoccupazione ancor più grave per lo spostamento massiccio e sempre più significativo di risorse verso il privato, sia sociale che mercantile, per la gestione delle strutture cosiddette residenziali-riabilitative.
Pensiamo per esempio all’acquisto di posti letto a tempo indeterminato e per un totale di 20.000 persone all’anno, con rette (non budget di salute) che vanno dai 4.000 ai 6.000 euro al mese nelle varie Ville Azzurre o Gioiose o Serene, pensiamo alle vite abbandonate, dimenticate nel business e nelle stanze della sanità privata che, anche fossero tirate a lucido, continuerebbero comunque a puzzare di esclusione e allontanamento. Stanze dove perdurano logiche manicomiali antiche e risuonano, pesanti e stridule, parole come cronicità e inguaribilità.
Il taglio del personale dunque da un lato, l’aumento drammatico dei posti letto nei luoghi della cronicità dall’altro. E come se ne viene fuori? “Il problema è a monte – spiega Peppe Dell’Acqua – è nella psichiatria stessa e non avrà soluzione finché questa non farà pienamente sua la logica dell’abitare assistito, della convivenza, del reinserimento, della relazione.” Se è vero che da un lato le risorse umane si riducono sempre più, è ancor più tristemente vero che dall’altro si allarga a macchia d’olio e si rafforza il privato, divenendo via via quasi intoccabile, e le risorse economiche prendono strade diverse, distanti dagli obiettivi di un servizio di salute mentale territoriale o di prossimità. E per i DSM rimane poco o niente. “E ciò è conferma della devastazione che sta accadendo” – prosegue Dell’Acqua – “ci si allontana dai luoghi di cura nascondendosi dietro al dito della cronicità. Cosa che in psichiatria è assolutamente fuori luogo. Nulla contro il privato in sé, ma sarebbe opportuno che i Dsm regolassero l’intervento del privato in una progettazione comune con l’obiettivo di diversificare finalmente l’offerta preziosa che già oggi cooperative sociali e associazioni riescono a produrre.” In conclusione, ancor prima dell’allarme lanciato dalla Società Italiana di Psichiatria che chiede l’incremento delle risorse umane, Forum Salute Mentale torna a ribadire la necessità e l’urgenza di fare un buon uso delle risorse economiche disponibili dedicate alla salute mentale, ossia un uso volto al rafforzamento dei servizi comunitari presenti sul territorio e dei progetti di cura, riabilitazione e integrazione sociale intorno alla persona. Non all’acquisto di posti letto per parcheggiare vite e malattie a tempo indeterminato: i luoghi di cura sono i luoghi della normalità, non quelli dell’esclusione, e sono questi che vanno sostenuti e finanziati.