La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
Costituzione Italiana, Art. 32
Venerdì 16 Marzo 2012
dalle 15.30 alle 18.00 – Dipartimento di Salute Mentale – via Weiss 5, Trieste
Costituzione, Salute Mentale, Diritti
Con Gloria Carlesso, Consigliere Corte d’Appello Tribunale di Trieste ne parlano Daniele Piccione, Dottore di ricerca in teoria dello Stato ed istituzioni politiche comparate nell’Università La Sapienza di Roma, Consigliere parlamentare del Senato della Repubblica e Luigi Balzano, dottore in legge e componente e fondatore del Gruppo di Protagonismo “Articolo 32”
Malgrado la Costituzione italiana, fin dal primo dopo guerra, abbia garantito per tutti diritti e opportunità, un cono d’ombra ha sempre oscurato la presenza nel contratto sociale delle persone con disturbo mentale. Ovvero dei malati di mente, degli internati, degli interdetti, dei pericolosi.
I costituzionalisti, fino al 1978, hanno prestato scarsa attenzione ai diritti di questi “non/cittadini”. Quasi che per loro la guerra non fosse mai finita, la Repubblica mai fondata, la Costituzione mai promulgata.
Bisogna aspettare il 13 maggio 1978, la legge 180, perché la Commissione presieduta dall’onorevole Tina Anselmi si interroghi coraggiosamente (e clamorosamente): “Vale per i malati di mente, per gli internati dei manicomi, l’articolo 32 della Costituzione?”.
Gli internati, gli interdetti, i pericolosi, i folli, diventano cittadini.
E’ un primo riconoscimento della profondità, della larghezza del pensiero del lavoro di Franco Basaglia e di quanto sta accadendo ed è accaduto a Gorizia, a Perugia, a Parma, ad Arezzo, a Trieste.
Tuttavia la conseguenza di questo passaggio sul piano istituzionale, della cittadinanza, dei diritti concreti ha fatto e continua a fare molta fatica a diventare cultura e pratica comune. Dal diritto alla cura, alla difesa della soggettività, ad un normale accesso ai procedimenti giudiziari, penali e civili, al lavoro, alla famiglia, al rispetto della propria dignità. Se molto è stato fatto moltissimo resta ancora da fare.
Di questo il seminario vuole discutere, su questo “articolo 32”, il DSM e le associazioni vogliono con più consapevolezza impegnarsi.
Anche pensando al 4° “Impazzire si può” del prossimo giugno.
Peppe Dell’Acqua