Lenzuola non sostituite per settimane, lezzo d’urina, tanfo e sporcizia ovunque, letti arrugginiti, in alcuni casi letti di contenzione con un foro nel mezzo per la caduta degli escrementi di internati legati per giorni: dopo la diffusione del video girato durante le visite del giugno-luglio 2010 nei sei Ospedali psichiatrici giudiziari dalla Commissione d’inchiesta per l’efficienza e l’efficacia del Sistema Sanitario Nazionale, preseduta dal sen. Marino, nessuno può più dire di non sapere.
Nessuno può più dire di non conoscere l’orrore delle condizioni in cui versano più di 1400 persone, “gli ultimi”, dacchè il manicomio criminale è prioritariamente contenitore della miseria e dell’abbandono.
Il 19 aprile a Roma il Forum Salute Mentale e la Cgil nazionale, insieme a un cartello di molte altre associazioni, hanno lanciato la campagna Stopopg: per l’abolizione degli ospedali psichiatrici giudiziari. Per ribadire la inaccettabilità dell’istituto, sviluppare conoscenza, fare proposte, stimolare le istituzioni, denunciare quelle inadempienti.
La presenza dell’Ospedale psichiatrico giudiziario, frutto di obsolete concezioni della malattia mentale e del sapere psichiatrico, conferma uno statuto speciale per il malato di mente e il permanere di un “doppio binario” per le persone con disturbo mentale che hanno commesso reato; mentre è consapevolezza diffusa tra gli operatori della psichiatria e del diritto che la incapacità totale di intendere e di volere, alla base dell’istituto, è evento assolutamente eccezionale e che di norma il disturbo mentale, anche grave e gravissimo, non è in grado di spegnere completamente la capacità della persona di aver coscienza di stare commettendo un reato.
Il perdurare dell’istituto è soprattutto frutto di pratiche omissive e mancate assunzioni di responsabilità, in particolare dei Dipartimenti di salute mentale (Dsm): che non si fanno carico dei cittadini del loro territorio che hanno commesso un reato in modo da impedire la loro entrata in Opg proponendo percorsi alternativi o da avviare progetti di dimissioni di quelli/e internati/e. Di contro sono all’evidenza le esperienze di alcuni Dipartimenti di salute mentale che non hanno cittadini del proprio territorio negli Opg. Il che dimostra che, volendo, si può fare.
L’emanazione del decreto del presidente del consiglio dei ministri (Dpcm) del 1 aprile 2008, che trasferisce la medicina penitenziaria dal Ministero della giustizia a quello della sanità, prevede una serie di interventi graduali per il superamento dell’Opg. Il decreto è stato assunto da tutte le regioni in cui sono allocati gli Opg (tranne la Sicilia), che quindi sono diventate titolari della salute delle persone lì recluse. Peraltro, contro le disposizioni del decreto, continuano il trasferimento in Opg di persone provenienti dal carcere e l’ammissione di persone in attesa di perizia.
Perciò, le associazioni che hanno promosso la campagna stopopg chiedono al governo di rispettare gli impegni finanziari per il passaggio della medicina penitenziaria al servizio sanitario nazionale; alle Regioni di assumere l’onere dei cittadini internati negli Opg, attribuendo ai Dipartimenti di salute mentale le necessarie risorse; ai Dsm di avviare pratiche concrete di presa in carico degli internati e delle internate; alla Conferenza Stato-Regioni di sanzionare le Regioni e i Dsm inadempienti; alla magistratura di sorveglianza di mettere fine alla pratica di proroga della misura di sicurezza in relazione alla indisponibilità del Dsm di farsi carico della persona in dimissione.
da Il Manifesto del 11.05.2011