Mi  sta impegnando molto, insieme agli amici e alle amiche del Forum, far fronte alle psichiatrie e a tante magistrature che di fatto ostacolano il già difficile cammino della legge che ha chiuso gli Opg. La legge ora in vigore è certamente un successo per noi e una grande scommessa per il nostro paese. Malgrado le “ostilità ideologiche” riusciamo a vedere realizzati nelle pratiche i cambiamenti e i risultati tanto attesi. Bisogna andare avanti. 

In questa circostanza le discussioni e le contrapposizioni sulla questione Opg, Rems, malattia mentale, pericolosità sociale, abolizione dell’imputabilità, “liste di attesa” hanno disvelato lo spessore oggettivante delle accademie e delle psichiatrie correnti che, seppure già noto, mai era apparso con tanta evidenza: i disegni di legge, segnatamente quelli governativi, e le proposte di ritorno agli Opg che vengono dette sommessamente, senza più remore. Le parole che ritornano martellanti sono sicurezza, pericolosità, coercizione, reclusioni, negazione, in fondo, della presenza in corpo e in diritto dell’altro.

La commissione del Senato che aprirà la discussione sul disegno di legge da portare in aula ha scelto, tra i quattro presenti, come testo base il Ddl Zaffini. Bisogna rileggere tutto e preparare gli emendamenti. Il Forum si sta muovendo in questa “piazza” cercando un canale, un confronto reale con quanti, le tante associazioni presenti in questo campo, per tentare di aprire qualche piccolo varco di discussione e di non impossibili convergenze. Chi sa, vedremo.

In Italia con la riforma è avvenuta una grande, impensabile “liberazione”. Un cambiamento che non solo ha chiuso i manicomi pubblici; ha riconosciuto il diritto di cittadinanza alle persone con disturbo mentale; ha mutato il vecchio rapporto tra psichiatria e giustizia; ha dato avvio alla formazione di un sistema di servizi di salute mentale ormai diffusi in tutto il territorio nazionale; ha mutato il destino di migliaia di uomini e donne con l’esperienza del disturbo mentale e dei loro familiari; ha avviato un radicale mutamento di atteggiamento nei confronti di ogni forma di diversità evidenziando l’illibertà, la disuguaglianza e l’esclusione sociale. A fronte degli evidenti cambiamenti legislativi, degli assetti organizzativi e di nuove impensate possibilità di cogliere la presenza dell’altro il capovolgimento di paradigma, la concreta e “fastidiosa” presenza del soggetto, una nuova consapevolezza etica di quanti coinvolti, non è avvenuta. La campagna #180benecomune l’arte di restare umani aperta sommessamente dal forum richiama tutti noi a questa consapevolezza.

E così le persone che hanno vissuto e che vivono l’esperienza del disturbo mentale rischiano ancora di vedere calpestati i loro diritti, di subire abbandoni o al contrario attenzioni e cure ancora una volta oggettivanti, discriminazioni, isolamento, perdita di ruolo sociale.

Il burrascoso rivolgimento politico, culturale in atto cancella di colpo la dimensione umana che con fatica era tornata compagna critica nel lavoro di mezzo secolo di impegno quotidiano. Sappiamo bene tutti che le cose della salute mentale (della psichiatria) vivono ora momenti difficili, sicuramente i più difficili e rischiosi di sempre, e, benché leggi e culture,  pratiche generose ed eccellenti resistano per mano di gruppi di lavoro un pò dovunque, il rischio della prepotente occupazione del terreno da parte delle psichiatrie del cervello, della pericolosità, della distanza, del privato è ben presente. Quanto mai prima. È l’assenza di un confronto pubblico aperto, onesto e partecipato che ormai manca. Di un pensiero critico, di una capacità che ci permetta di orientarci, di collocarci, di affermare in una dimensione fuori dai luoghi comuni, e nella pratica quotidiana, il senso di una scelta di campo.

Sono sempre più preoccupato, per queste e altre ragioni. 

Cosa sanno i giovani operatori del cambiamento, della rivoluzione che con contrasti, errori, fatiche, conflitti ha abitato i decenni passati? E del diritto riconquistato dalle persone che vivono l’esperienza del disturbo mentale? E di Franco Basaglia? Cosa siamo capaci di offrire, io vecchio, ai giovani operatori, prima di tutto ai giovani psichiatri.

Avverto nel presente la distruzione e la perdita di risorse vitali e di grande potenzialità trasformativa: i giovani che si avvicinano curiosi, entusiasti e umanamente coinvolti ai mestieri della cura, rischiano di entrare in luoghi vuoti e insensati, di dover accettare come trattamento “scientifico”, e perciò indispensabile, la contenzione, le porte chiuse, le telecamere, le prescrizioni eroiche di psicofarmaci.  Devono imparare a tenere la distanza!

Mi piacerebbe di questo parlare tra noi davanti a un caffè. Per questo nasce la piazza del Forum salute mentale. 

Non smetto di essere ottimista tuttavia, e non posso non dirvi che esistono persone generose, giovani operatori, servizi dignitosi se non eccellenti e, oramai, reti straordinarie di persone con l’esperienza del disturbo mentale, di familiari, di cittadini attivi, di associazioni, di cooperative che tengono vivo e tessono un ordito che ospita percorsi e progetti di grande ricchezza che testimoniano le possibilità e le realizzazioni avviate dal cambiamento. Sono ancora pochi e fanno fatica a mantenersi. Molti frequentano “il caffè della piazza” del Forum. La campagna #180benecomune e la proposta, che prende sempre più piede, di chiedere a Marco Cavallo di andare a trovare gli uomini e le donne reclusi nei Cpr, hanno bisogno di tanta energia. 

Come vedete mi sto chiedendo e vi sto chiedendo, consapevole della fatica che di anno in anno diventa più gravosa, di esserci, in un modo o nell’altro. Vi sto chiedendo di essere consapevoli di quanto le nostre parole amorose e responsabili, le nostre minime e singolari esperienze siano indispensabili.