Come se fosse un manifesto
Le ragioni del Ddl (1113, 21/4/23). Mezzo secolo di esperienze per
ricominciare
Il rapporto del febbraio 2013 della Commissione parlamentare di
inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del servizio sanitario nazionale,
presieduta dal sen. Ignazio Marino, su “alcuni aspetti della medicina
territoriale, con particolare riguardo al funzionamento dei Servizi pubblici
per le tossicodipendenze e dei Dipartimenti di salute mentale”, approvato
all’unanimità, costituisce il documento più recente (!!) frutto di un attento
lavoro di indagine, analisi e dibattito parlamentare.
Al lavoro della Commissione occorre fare costante riferimento. Essa
operò nella “consapevolezza che le conoscenze scientifiche e le pratiche
cliniche della psichiatria di oggi, in continua evoluzione a livello
internazionale” richiedono aggiornamenti continui nelle organizzazioni,
nelle politiche sociali di prevenzione, negli interventi a sostegno delle
famiglie.
Quasi mezzo secolo di esperienze con intensità e tensioni diverse hanno
toccato tutte le Regioni italiane. Le normative nazionali e regionali sulla
tutela della salute mentale, le linee di indirizzo, i progetti obiettivi che si
sono susseguiti, se hanno creato ovunque uno scenario nuovo e una
prospettiva ricca di possibilità, al contrario hanno prodotto nel mancato
investimento sia economico che culturale e sulla frammentazione delle
politiche regionali un profondo arretramento.
Le parole della “cura” sono sparite per far posto al dominio delle parole
della cosificazione, dell’oggettivazione, del ritorno della distanza. Della
pericolosità.
Gli strumenti normativi in mano ai governi locali avrebbero potuto offrire
sufficienti possibilità di più ampia attuazione e organizzazione dei servizi
nella direzione della salute mentale comunitaria e delle pratiche di
integrazione, della cura, nella visione centrata sulla persona. Accade
invece che le indicazioni governative, finchè ci sono state, ricevano
applicazione incompleta e troppo difforme tra le diverse Regioni, con
deroghe di fatto non sempre correlabili a impedimenti di carattere
economico o a elementi di differenziazione territoriale che, purtroppo, non
realizzano modelli virtuosi di regionalismo cooperativo, ma aumentano la
forbice della diseguaglianza: ove è presente la disapplicazione delle
norme, per disimpegno politico e incapacità amministrativa, o ancora per
scelte di modelli di cura superati e insufficienti, sono conseguite carenze
e disuguaglianze a livello regionale e locale.
Dove invece il riferimento alla legge di riforma del 1978 e la ricerca di
innovativi e coraggiosi percorsi di cura è stata costante e le Regioni
(molto poche in realtà) hanno scritto e messo in atto, con sollecitudine, i
piani per la salute mentale e disegnato reti di servizi coerenti e aderenti ai
principi della legge stessa, i servizi hanno cominciato a prendere forma,
sono diventati visibili e veramente alternativi agli istituti e alle culture che
si riteneva con convinzione di voler abbandonare. I risultati sono evidenti,
tanto che gli stessi sono stati valutati dall’Organizzazione mondiale della
sanità (OMS) come modelli di eccellenza internazionale; ove ciò non è
avvenuto, si sono prodotte lacune gravi nella rete globale dell’assistenza
sanitaria, fino a situazioni di vero e proprio degrado. Il Ddl, come fosse un
manifesto, per ricominciare.
Lunedì 9 ottobre 2023 presso lo Spazio Ugo Guarino – Parco Culturale di S. Giovanni dalle ore 17.30 si terrà l‘incontro dal titolo Come se fosse un manifesto – per la terza volta il DDL “Disposizioni in materia di tutela della Salute Mentale volte all’attuazione e allo sviluppo dei princìpi di cui alla Legge 13 maggio 1978, n.180” è stato presentato in parlamento.
Ne parla Peppe Dell’Acqua.