La situazione in cui versa il Dipartimento di Salute Mentale (DSM) di Brindisi, specchio di quello che sta accadendo nell’intera Regione Puglia, è insostenibile. La denuncia ci arriva da parte di associazioni di cittadini, operatori e medici della provincia pugliese e richiama, ancora una volta, la necessità di fare luce sulle condizioni drammatiche della salute mentale nelle regioni italiane.
L’intero circuito di risposta alla sofferenza psichica dei cittadini è in crisi a causa della mancanza di una adeguata iniziativa politica e organizzativa: in tutta la Regione Puglia e nell’Asl Br in particolare, appaiono penalizzati i Centri di Salute Mentale Territoriali sempre più ridotti ad ambulatori psichiatrico-psicologici, piuttosto che centro e regia della tutela della salute mentale nel territorio. Allo stesso tempo, l’assistenza “psichiatrica” si svolge sempre più o nei reparti di Diagnosi e Cura, intasati e impossibilitati a far fronte alle troppe e spesso incongrue richieste, o nel circuito cosiddetto “riabilitativo” ad alti costi e scarsa qualità emancipativa.
Ormai i Dipartimenti di Salute Mentale Comunitaria sono morti ed al loro posto si sono sostituiti deboli Dipartimenti di Psichiatria!
Sicuramente una delle richieste più forti di operatori e cittadini della provincia di Brindisi (ma anche qui la situazione è uguale in tutta la Regione) è quella di assicurare al DSM il personale necessario. Ma questo non basta.
Per fermare l’avanzamento della logica manicomiale e neomanicomiale, perché la 180 non sia tradita, è necessario che ci siano precise scelte politiche e organizzative.
La salute mentale deve tornare a essere una priorità regionale scegliendo, finalmente e con rinnovato coraggio, il paradigma comunitario, mettendo di nuovo al centro i Servizi di Salute Mentale Territoriali e rendendo flessibile la spesa a favore di progetti individuali e collettivi attraverso i budget di salute.
In merito alla situazione del DSM Asl Br c’è bisogno: che le risorse umane tornino al più presto ad essere nella giusta quantità, garantendo la presenza di tutte le figure professionali (e non solo di quelle, peraltro al momento assolutamente insufficienti, di medici e infermieri); che le risorse umane presenti siano destinate in primis ai Centri di Salute Mentale e che sia interrotta subito l’attuale “emorragia” di personale dai Centri di Salute Mentale ai Servizi di Diagnosi e Cura, che dovrebbero essere autonomi ed in sicurezza. È necessario, quindi, che siano adottate urgentemente soluzioni organizzative adeguate e che l’Asl si impegni altresì a creare le condizioni per poter assicurare tutti i servizi previsti in adeguata sicurezza non appena possibile.
Per comprendere che il caso della Regione Puglia non è certo isolato basta ripensare all’appello lanciato qualche mese fa dalla Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica. È evidente che sia arrivato il momento di inaugurare una nuova stagione della salute mentale in Italia.