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di Erika Cei.

Si è conclusa la tre giorni di “Impazzire si può“, convegno che ha avuto luogo presso il Parco culturale (ex o.p.p.) di San Giovanni a Trieste e ha visto protagoniste associazioni e persone con “esperienza del disagio mentale”, nello specifico gli utenti stessi, i familiari, gli operatori del settore (educatori, volontari, assistenti sociali, infermieri, psicologi, psichiatri, etc…).

A più di 35 anni dalle conferenze che Franco Basaglia tenne in Brasile, di seguito una testimonianza raccolta da Ernesto Venturini.

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[…] Durante i seminari ribalta sugli interlocutori le domande che gli vengono poste, stimolando nuovi livelli di consapevolezza. Più volte dichiara di non avere le risposte, di essere lui stesso alla ricerca di una risposta. Detesta i luoghi comuni, sa che “è più facile convivere con il preconcetto che con la libertà”. Particolarmente intenso è il suo soggiorno a Belo Horizonte. Dopo aver visitato alcuni ospedali psichiatrici della città, Basaglia si reca nella città di Barbacena, distante circa 170 chilometri, per conoscere un ospedale per cronici, la cosiddetta Colonia. L‘impressione prodotta da queste visite, e soprattutto quella prodotta da quest‘ultimo viaggio, è così intensa da lasciare Basaglia profondamente scosso e depresso.

34899_ppl“Il quattro di settembre il concerto di Giorgio Gaslini aveva chiuso le manifestazioni all’aperto. Trovare il pianoforte a coda fu un’altra difficilissima prova che il comitato organizzatore dovette sostenere. Il concerto aveva amplificato  un momento di lotta dei degenti sui servizi, sui sussidi, sulla casa, sulla Cooperativa lavoratori uniti. Tutto l’ospedale era stato riempito  di cartelli e manifesti, prodotti dal collettivo d’arte Arcobaleno dove si spiegavano i motivi dell’agitazione.

Brunetta è stata pettinata e truccata da Olimpia Bencina per l’occasione.  Wanda, infermiera del Q, una sua quasi mamma,  le ha fatto indossare un bel vestito di colori pastello e un paio di scarpe nuove.

parlamentoSi è conclusa alla Camera la discussione sulla legge di proroga per la chiusura degli Opg. Sono stati discussi gli emendamenti presentati dalle opposizioni. Sono stati tutti respinti. Questo pomeriggio tra le 18 e le 19 la legge verrà messa ai voti. Alla fine il testo resta quello approvato al Senato e dalle Commissioni Affari sociali e Giustizia della Camera. Se così sarà, come sarà, si aprono spiragli di concrete possibilità per limitare l’insensatezza delle procedure, delle regole, degli istituti che riproducono da più di 80 anni “l’orrore dell’Opg”.

IMG_7140Martedì 13 maggio 2014. Una legge per la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari è in discussione a Montecitorio. Sembra si possa completare quel lunghissimo percorso di cambiamento che 36 anni fa era cominciato. Oggi di nuovo i parlamentari rispondono alla stessa domanda: “ma gli internati, ‘i pazzi criminali’, le persone con disturbo mentale che hanno commesso un reato sono cittadini? Valgono per questi cittadini i diritti della Costituzione?” Ancora no purtroppo.

opg-02Considerazioni sulle prese di posizione di una parte dell’establishment della psichiatria italiana in ordine alle modalità di chiusura e superamento degli OPG

di Luigi Benevelli

Nella discussione in corso alla Camera sulla conversione del Decreto legge 52/2104, ha fatto irruzione il grido di allarme di una parte dell’establishment della psichiatria italiana che intende porre paletti e distinguo nell’attribuzione delle competenze (e delle responsabilità) della gestione dei percorsi di salute delle persone internate negli ospedali psichiatrici giudiziari.

saltiVenerdì 21 Febbario, alle 15.30, si riuniscono per la prima volta in un’assemblea preliminare i componenti della nascente rete.

Si tratta di un’iniziativa che ha preso piede tra le molteplici figure umane e professionali che si ritrovano nei campi della salute mentale da tempi recenti e portatori di un’età e di un entusiasmo che spinge all’incontro. Giovani sotto i 40 anni hanno deciso di vedersi per scambiare esperienze, per condividere le valutazioni molto più spesso negative delle forme dell’insegnamento accademico, come delle politiche e delle organizzazioni della salute mentale in tutto il paese.

labpQuaranta anni fa il viaggio che portò alla chiusura dei mainicomi. Ora l’animale di cartapesta blu grida contro gli ospedali psichiatrici giudiziari.

Di Claudio Magris.

Come Ronzinante, il destriero di don Chisciotte, Marco Cavallo è uscito dalla sua casa e si è avventurato per le strade del mondo col suo ostinato messaggio di liberazione e di cavalleria, che non si lascia intimidire dalle tante difficoltà incontrate per strada. Marco Cavallo è il grande cavallo azzurro di cartapesta che nel 1973 uscì, rompendo il muro, dall’ospedale psichiatrico di San Giovanni a Trieste, per simboleggiare la libertà che si apriva per molte persone, che cinque anni dopo avrebbero ritrovato, con la legge 180 che aboliva i tradizionali manicomi, diritti e dignità. Diritti e dignità ridati a persone che vivevano spesso in condizioni subumane; malati mentali cui la malattia – a differenza di altre egualmente gravi, dolorose e respingenti – toglieva, agli occhi della legge e soprattutto della mentalità generalmente diffusa, dignità umana. Persone relegate in una reclusione ignorata, tollerata, voluta. Inoltre gli ospedali psichiatrici ospitavano o meglio recludevano – in condizioni certo diverse da ospedale a ospedale, a seconda di chi li dirigeva, ma di per sé inaccettabili e spesso umanamente intollerabili – non solo pazienti affetti da disturbi psichici (mai negati, come spesso falsamente si dice, dalla nuova psichiatria riassunta nel nome di Basaglia) ma anche disadattati, infelici, asociali, alcolizzati, gli ultimi e dannati della terra che la società amputa da sé.