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«Riabilitazione collettiva che fu l’atto con il quale per la prima volta nella nostra storia civile ogni cittadino nessuno escluso poté essere riconosciuto legalmente e “banalmente” cittadino. Non era così (per i matti) per sanzione giuridica, per esclusione ideologica, per istituzionale definizione, per annullato diritto. Da allora a nessuno poté essere negato questo statuto: cittadino».
Franco Rotelli

«Nel momento in cui il malato è diventato persona abbiamo colto per la prima volta la possibilità della guarigione. Ci fu chiaro allora che non avevamo parole per dirlo. Dovevamo comunicare, fornire conoscenze, narrare altrimenti la storia delle persone. Non è stato facile liberarsi dal linguaggio e dal pessimismo della psichiatria per riportare nel quotidiano le parole per dire, per spiegare, per comprendere.»
[Peppe Dell’Acqua]

Frutto di riflessione individuale e collettiva, questo libro conclude il lavoro di una ricerca avviata all’interno di un Centro di salute mentale di Trieste. Il confronto tra persone con esperienza e operatori dei servizi ha approfondito la riflessione intorno al disturbo mentale, alla sua natura, ai modi singolari di affrontarlo e alle possibilità di guarigione.

«…la presenza di questo contributo segna il valore di questo lavoro: perché non solo contribuisce a restituire l’ampiezza, l’intensità e l’estrema onestà intellettuale del dibattito da cui il scaturisce e di cui si alimenta, ma appare sorretta da un unico e comune impegno di primario riconoscimento e valorizzazione dell’irrinunciabile dignità di ogni persona, per tutti presupposto indefettibile della ricerca della migliore qualità degli interventi di cura».
[dall’introduzione di Barbara Pezzini]

«Il libro, straziante e bellissimo, di Giovanna Del Giudice, percorso da una straordinaria passione della dignità umana, e da una sconvolgente descrizione di fatti che crudelmente la lacerano, si confronta con la questione radicale della contenzione in psichiatria nella quale è in gioco la dignità dei pazienti».
[dall’introduzione di Eugenio Borgna]

Il libro su uno dei più grandi successi TV del 2010. Tutti i retroscena, dall’idea alla sua realizzazione: soggetto, trattamento e sceneggiatura e infine, allegato in DVD, il film.
Un’appassionata narrazione delle storie individuali di pazienti, amministratori, operatori, un grande racconto collettivo che vede sulla scena più di cento personaggi.
A partire dalla difficile e impensabile apertura delle porte del manicomio di Gorizia e di Trieste, viene narrata l’origine di un cambiamento epocale nel modo stesso di intendere la salute mentale che ancora oggi provoca e fa discutere.

“Restituire la soggettività” raccoglie le lezioni sul pensiero di Franco Basaglia che Rovatti ha tenuto durante il corso di Filosofia teoretica nell’anno accademico 2008-2009. La riflessione si condensa sul problema della soggettività e più specificatamente su cosa significhi e come sia possibile “restituire” la soggettività a coloro, come gli ex internati in manicomio, ai quali è stata sottratta.

La giovane Flora Tommaseo dal 2010 al 2011 affronta un’esperienza che le cambia la vita. Le pagine di questo libro raccontano proprio quei giorni di dolore e di crescita interiore che l’hanno strappata da una vita radicata da tempo nell’oscurità del mondo. Il libro ha attirato l’attenzione di Claudio Magris, che ne ha scritto una preziosa introduzione.

Finalista della XXX edizione del Premio dei Lettori di Lucca, “La trappola del Fuorigioco” è un toccante romanzo che narra la storia di una famiglia che deve fare i conti con il disagio mentale, che irrompe inaspettato nelle loro vite. Un figlio cerca di tenere e di non perdersi nel rapporto sempre affettuoso col padre al quale è stato diagnosticato un severo disturbo mentale. Un racconto lucido, doloroso, emozionante che, attraverso la metafora del calcio, trasmette al lettore l’ovvia e imprescindibile constatazione che nessuno si salva da solo.

«Esiste una retorica della malattia mentale. E i primi a cascarci sono i malati mentali stessi: anche se in genere non hanno idea di cosa significhi esattamente la propria diagnosi, alcuni di essi finiscono infatti per andarne orgogliosissimi: rappresenta per loro una sorta di superpotere, una seconda personalità dotata di energia e volontà illimitate. Qualcosa che li rende sfaccettati, misteriosi, preziosi. Speciali.»
Alberto Fragomeni