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Di Carlo Miccio / Con una certa diffidenza, ma anche l’ostinato desiderio di farmi un’opinione tutta mia, ho deciso di leggermi L’arte di legare le persone, pubblicato da Einaudi e scritto da Paolo Milone, che di mestiere fa lo psichiatra. Un libro che sin dal titolo mira a nobilitare la pratica della contenzione psichiatrica, cioè l’abitudine di legare al letto i pazienti più agitati. Pratica difesa dall’autore come strumento per evitare danni peggiori, che però si fa una certa fatica a immaginare (peggiori di cosa?) alla luce di episodi come quello di Giuseppe Casu – morto nell’ospedale psichiatrico di Cagliari dopo nove giorni di contenzione – ed Elena Casetto, una ragazza di nemmeno 20 anni, morta in un incendio che ha coinvolto il reparto di psichiatria dell’ospedale bergamasco Papa Giovanni XXIII mentre era legata anche essa.

Il coordinamento nazionale della Conferenza salute mentale ha inviato una lettera al Ministro della Salute Roberto Speranza chiedendo un provvedimento specifico per la salute mentale e per tutte le situazioni di fragilità sanitaria e sociale, che abbia validità vincolante per tutte le Regioni e che superi le gravi limitazioni della libertà che perdurano a carico dei sofferenti psichici.

Nella lettera si propongono anche soluzioni concrete, basate su alcune buone pratiche.

[di Aniello Napolano]
Sesta tappa della rubrica Atlante dei luoghi dimenticati, una serie di racconti on the road sulle strade campane per descrivere e gettare luce sui siti culturali ed archeologici che, per mala gestione e mala politica, sono abbandonati a se stessi o addirittura dimenticati e ormai totalmente fuori dai giri turistici della nostra regione.
Questa volta gioco in casa, ad Aversa, il luogo dove abito, e vi racconto dell’enorme complesso dell’ex manicomio, fulgido esempio di ingegno Borbonico e che ora giace fra abbandono, orrore, incuria e storia secolare.

Nel 1978 la legge Basaglia prevedeva la chiusura dei manicomi. Quarant’anni dopo, la riforma è realmente compiuta? Antonello D’Elia, psichiatra, prova a darci una risposta, partendo dalla propria esperienza: da laureando viveva con fastidio l’atteggiamento di disprezzo e indifferenza del suo primario ospedaliero nei confronti dei pazienti. Tutto il contrario di ciò che avrebbe voluto dire Basaglia, morto troppo presto per vedere i risultati della propria Rivoluzione, non del tutto attuata e non da tutti…

«Quando oggi, in un libro dalle pagine bianche come neve rileggo le storie dei matti che dormivano sulla collina di San Giovanni come una volta dormivano i morti sulla collina di Spoon River, ancora oggi io posso sentire il grandioso cuore della voce che li ha svegliati. Per non dover mai più dormire quel sonno».
Kenka Lekovich (prefazione della seconda edizione di Non ho l’arma che uccide il leone)

Dopo l’inatteso successo dello spettacolo teatrale, è ora in libreria “(tra parentesi). La vera storia di un’impensabile liberazione” di Peppe Dell’Acqua, Massimo Cirri e Erika Rossi. Il racconto-testimonianza della rivoluzione basagliana entra a far parte dei titoli della
Collana 180 delle Edizioni Alpha Beta Verlag.

Oggi che la sfida del superamento dell’Opg è sostanzialmente vinta, la grande questione è come dare piena funzionalità al nuovo sistema riformato. Questo può avvenire solo a partire da quei valori che ogni giorno Mario Tommasini e Franco Basaglia hanno testimoniato e che possono ispirare il lavoro di psichiatri, magistrati, forze dell’ordine e di tutta la comunità. Quella comunità che sa manifestarsi nelle forme più belle di fronte alle catastrofi e che tanto fa nel quotidiano e nel silenzio, affinché si affermi in ogni occasione, al di là delle pratiche, delle procedure e delle istituzioni, il valore della persona, di ogni singola persona.

Un libro che costituisce un importante contributo al dibattito che si è aperto sulle strategie per superare la vergogna degli ospedali psichiatrici giudiziari, una questione sulla quale ha lavorato la Commissione d’inchiesta parlamentare presieduta dal senatore Ignazio Marino, che il 25 gennaio 2012, con la legge detta “svuota carceri”, ha avviato un percorso che ha portato alla chiusura dei sei OPG presenti in Italia. Un passo in avanti per una situazione che sembrava destinata a un irrimediabile immobilismo, ma che ha aperto una complicata transizione da strutture ad alta sicurezza e di grandi dimensioni verso altre più piccole e più diffuse, ma che non sposterebbero la logica del “controllo” che le caratterizza. Dunque che fare?

Questo libro scritto da Gloria Nemec – docente e ricercatrice di Storia sociale – analizza per la prima volta le fonti medico psichiatriche nel grande Ospedale psichiatrico provinciale di San Giovanni a Trieste e mira a integrare il quadro dell’accoglienza cittadina, soprattutto nei confronti di coloro che fecero più fatica a riassorbire i cambiamenti, a superare le fratture della loro storia e le minacce alla loro identità.