“Spesso, la malattia mentale è un cavallo che ti galoppa dentro, che scalcia incontenibile e irrefrenabile, e ti fa male.
Ma non si doma un cavallo con un laccio al collo, con “fascette di contenzione standard con appositi bottoni di chiusura n° 6 per gli arti”; non si doma la furia e il furore di un cavallo costringendolo tra 4 squallide pareti grigie e scrostate e affumicate, con sbarre alle finestre e la porta sempre chiusa a chiave.
Ma sapete che il cavallo ha bisogno del prato verde, di un immenso cielo blu, di vedere e vivere gli spazi, sentendosi filo magico nell’alleanza del cerchio delle vite che sia collegato, non legato, stretto, non costretto?