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IMG_16707 marzo, settimo giorno

I cittadini di Gorizia e Trieste agli inizi degli anni ’70 hanno visto accadere qualcosa di straordinario. Qualcosa che ha cambiato la vita a milioni e milioni di persone. Qualcosa che nessuno era mai stato capace di immaginare.

Fino a quel momento, in tutto il mondo, tanti uomini e donne, bambini e bambine vivevano dietro ad altissime mura, fuori dalla vista, fuori dalle città e fuori dalla memoria. Negli anni tanti generosi avevano cercato di abbattere quelle mura che avevano fondamenta profondissime ed erano costruite con pietre enormi, grandi come macigni. Un esercito di scienziati, di professoroni e potenti di ogni razza e religione facevano la guardia a quei recinti. Nessuno poteva neanche avvicinarsi. Soltanto per muovere una pietra o aprire una porta occorreva tanta forza. Ma dove prenderla? Scoprirono che dentro quelle mura c’era un’energia che avrebbe potuto rivoltare il mondo.

Ho partecipato alla maratona del digiuno a sostegno del percorso di superamento degli OPG. Il mio è stato un digiuno “simbolico”, nel senso che in quanto parlamentare il mio compito è sostenere e monitorare l’attuazione della legge che abbiamo approvato lo scorso anno. Ma non ho voluto far mancare il mio contributo al lavoro che Stop OPG sta facendo da tanti anni: grazie! Nerina Dirindin Dipartimento di Scienze Economico-Sociale e Matematico-Statistiche Università di Torino

Franco Corleone Digiuno perché. Quello che è importante è l’obiettivo che unisce tante persone che in questi anni hanno costruito un movimento per dire basta all’orrore di una istituzione totale che è insieme manicomio e carcere. Io vivo il digiuno come un dare corpo alle proprio idee che spesso rischiano di essere troppo astratte. L’Opg è un luogo di segregazione di corpi che vanno liberati e dare un po’ del proprio corpo per questo fine…

Poche parole di chi digiuna per “chiudere gli Opg senza proroghe e senza trucchi” Sappiamo bene che il digiuno è una storica forma di lotta nonviolenta, come lo sciopero, la disobbedienza civile, il boicottaggio … E sappiamo che qualcuno ha rischiato e perfino ha perso la vita digiunando. Nel nostro caso stare una giornata senza cibo è un piccolo sacrificio. Ma ognuno ci mette il proprio corpo, per una causa che crede giusta. Questa lo è…

Borgna_Màt

di Anita Eusebi

“Di persona che non possiede, o non possiede interamente, l’uso della ragione. O anche di persona eccessivamente impulsiva o violenta”. Questa la definizione di matto nel vocabolario Treccani. Poi c’è folle che sta per “privo di senno, malato nelle funzioni mentali e abnorme per quanto riguarda gli atteggiamenti e i comportamenti che ne derivano”. O ancora pazzo, e lì la definizione è sintetica e senza ambiguità d’interpretazione: “malato di mente, sinonimo di matto”. Abbondano poi le estensioni di significato, gli usi figurati e proverbiali dei termini, e anche i riferimenti letterari e poetici con citazioni da Boccaccio, Dante, Manzoni, Verga. Persino un verso di Alda Merini. La stessa Alda Merini che probabilmente penserebbe bene di dar fuoco al vocabolario se solo leggesse definizioni di questo tipo. Morale della favola, non una parola, dico una soltanto, all’esperienza di dolore e di sofferenza di chi ancora oggi viene etichettato, più o meno simpaticamente, con questi termini. Ma dunque chi è il matto o il màt, per dirla alla modenese?

Il nostro 2013 Premessa Grazie al contributo di numerosi attori (pubblici e privati), la Asd Polisportiva Fuoric’entro Onlus è potuta crescere ulteriormente rispetto all’anno 2012. Una crescita che è avvenuta in più direzioni: contabile e amministrativa, nella costruzione e nel consolidamento di reti cittadine, regionali, nazionali e internazionali, ma soprattutto nel sostenere e assistere attraverso lo sport, e le borse lavoro, molte persone in condizione di fragilità e vulnerabilità. Lo scopo principale della nostra associazione…

Buongiorno, mi chiamo Giovanni, sono nato a Trieste e ho 31 anni. Ho frequentato le scuole cittadine e a 18 anni mi sono iscritto al Corso di Laurea in Filosofia dell’Università degli Studi di Trieste. Ho conseguito la Laurea di primo livello nel luglio 2005 e nel luglio 2008 la Laurea specialistica, discutendo una tesi di filosofia contemporanea. Nel 2002, cioè un anno dopo essermi iscritto all’università, sono stato male e sono stato preso in…

Caro Marco Cavallo, ti ho conosciuto dopo 40 anni, la tua età mi sembra di avere capito. Non è vero che sei del 1973? Io allora ne avevo 18. Volevo essere indipendente da tutto e da tutti ma la maggiore età si acquisiva a 21 anni. Comunque, andando controcorrente, lasciai la mia famiglia a 18 anni. Non l’amavo e non la conoscevo la mia famiglia. Mia madre o meglio “ragazza madre” mi mise in orfanotrofio…

sil14ab4 – Le ragioni del viaggio di Marco Cavallo nel mondo di fuori.

“Spesso, la malattia mentale è un cavallo che ti galoppa dentro, che scalcia incontenibile e irrefrenabile, e ti fa male.

Ma non si doma un cavallo con un laccio al collo, con “fascette di contenzione standard con appositi bottoni di chiusura n° 6 per gli arti”; non si doma la furia e il furore di un cavallo costringendolo tra 4 squallide pareti grigie e scrostate e affumicate, con sbarre alle finestre e la porta sempre chiusa a chiave.