Di Carlo Miccio
Ho conosciuto Susanna, Maria, Barbara, Rossella e Vincenza grazie ad un loro invito a pranzo, ovviamente nella residenza speciale che non sono autorizzate ad abbandonare, la sezione femminile di massima sicurezza del carcere di Rebbibbia. Amici comuni avevano regalato loro una copia del mio romanzo, che gli era piaciuto al punto di voler conoscermi ed estendere un invito – previa autorizzazione di prammatica – da me ovviamente accolto subito.
Per me, che non ero mai entrato in un carcere, era l’occasione di vedere da vicino il grado più alto di un’istituzione totale, un concetto da cui – dopo aver letto Focault e Basaglia – mi riesce sempre difficile prescindere nell’analisi della realtà che mi circonda.