I D.Drer & Crc Posse nel CD “in sa terra mia”cantano per Il Signor Giuseppe e per la campagna contro la contenzione che parte da Foggia:
Il mio nome è Eva ed il mio proposito, o meglio, la mia necessità è quella di denunciare pubblicamente uno scempio fattomi anni fa. Ero uscita dal mio stato di coma farmacologico e, non appena risvegliata, di slancio mi sono alzata dal letto staccando dalle mie braccia le flebo che non mi servivano più a nulla, visto il mio stato di tranquillità e voglia di vivere… e mi misi a correre a piedi scalzi godendo…
di Vincenzo Serra
Un altro anno è passato dalla morte di Franco Mastrogiovanni e quello che gli è successo in quei quattro giorni – dal 31/7/2009 al 4/8/2009 – è veramente difficile da dimenticare.
Un anno fa ho incontrato Francesco. Mi ha raccontata la sua storia di persona legata a un letto d’ospedale. Ho pubblicato un suo scritto ne Il manicomio chimico, nel capitolo Ivàn Fëdorovič e il sinedrio di bioetica. Francesco preferiva non comparire col suo vero nome. Pensava di aver chiuso con la psichiatria. Alla luce del suo recente, attuale ricovero, ha capito che non è così. Pubblicai la storia del suo primo ricovero, e della sua contenzione preventiva, perché volevo che questa sua storia, di vittima della psichiatria, di vittima di una psichiatria che sequestra le persone, e le tortura, fosse conosciuta, facesse scalpore, mettesse paura, scandalizzasse, scuotesse le coscienze.
di Giovanna Del Giudice.
L’associazione dei familiari Asarp chiede all’assessore regionale alla salute Luigi Arru e alle ASL della Sardegna di mettere in pratica le raccomandazioni del Comitato Nazionale di Bioetica e di predisporre al più presto programmi finalizzati al superamento di ogni forma di contenzione. L’associazione sarda per l’attuazione della riforma psichiatrica da lungo tempo denuncia che, nei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura della Sardegna, vengono utilizzate la contenzione meccanica, fisica e farmacologica. Per Gisella Trincas, presidente…
Per queste ra gioni, il CNB ribadisce l’orizzonte bioetico del superamento della contenzione, nell’ambito di un nuovo paradigma della cura fondato sul riconoscimento della persona come tale (prima ancora che come malato e malata), portatrice di diritti. Il rispetto dell ’autonomia e della dignità della persona è anche il presupposto per un intervento terapeutico efficace.
La contenzione, le porte chiuse, la violazione del corpo rappresentano lesioni gravi dei diritti umani e sono pratiche mortificanti per chi le subisce e per chi le esercita. Sono la conseguenza dell’assolutizzazione del paradigma biologico e delle pratiche riduttive ad esso connesso. La rinuncia e la mortificazione degli operatori e la perdita delle infinite risorse che sguardi differenti e diversamente motivati possono introdurre nel campo del lavoro di cura sono una conseguenza drammatica.
La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia. Nel nostro paese non è previsto il reato di tortura. Ora il Parlamento pare voglia affrettarsi per votare una legge che è in lista d’attesa da anni. Già precedentemente il Comitato europeo per la prevenzione della tortura, delle pene e dei trattamenti inumani e degradanti, visitando gli ospedali psichiatrici giudiziari e prendendo atto della diffusione della pratica della contenzione, aveva richiamato il nostro paese a provvedere per cancellare queste persistenti vergogne.
17 marzo, diciasettesimo giorno. Dove si racconta di un’adolescente che fa fatica a stare con gli altri e lo desidera tanto. Che già a 10 anni, allo sguardo medico e psicologico appare incontenibile. E allora, di lì a poco, contenzioni che non finiscono mai. Dei diagnosi e cura, delle sedicenti comunità terapeutiche, della sua “pericolosità sociale”, della sua infermità di mente. Del suo proscioglimento. Della condanna a 5 anni di misura di sicurezza Di Francesca…