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Contenzione

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… il direttore del dipartimento – rispondendo sempre al P.M – ha testualmente affermato: «Al farmaco, se non basta da solo si aggiunge la contenzione», ha fatto cenno alla terapia farmacologica praticata, al comportamento di Francesco, alla sua storia clinica (ma qualche minuto dopo ha aggiunto di non essere stato mai in servizio durante i periodi di ricovero di Francesco Mastrogiovanni), di aver saputo successivamente al verificarsi della morte che Francesco era stato slegato durante il pomeriggio del 3 agosto (?) e che il medesimo era stato contenuto perchè si era rifiutato di sottoporsi al prelievo ordinato dai carabinieri di Pollica. Ha anche dichiarato che la contenzione dev’essere un fatto eccezionale, con controlli ogni 3-4 ore e dichiara di non sapere perché la contenzione, che va annotata in cartella, si è prolungata per tre giorni, anche perché il paziente – da quello che sa – ha commesso solo violenze verbali.

«Francesco Mastrogiovanni aveva esattamente lo stesso disturbo mentale di Francesco Cossiga, che è stato eletto Presidente della Repubblica. Questi uomini hanno una marcia in più rispetto agli altri». Solo che uno è diventato presidente della Repubblica e l’altro è stato ammazzato nel reparto di psichiatria dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania. Certo destini e storie diverse, politiche ed umane, ma accomunati dallo stesso male. Nessuno aveva pensato di paragonare Francesco Mastrogiovanni a Francesco Cossiga…

All’udienza del 28 febbraio ha assistito la dott.ssa Livia Bicego, dirigente infermieristica del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASS1 di Trieste. Di formazione basagliana, si batte da anni contro ogni tipo di contenzione e dal 2006 è Presidente della «Commissione per il monitoraggio e l’eliminazione della contenzione fisica e farmacologica e delle cattive pratiche assistenziali, vecchie e nuove». Subito dopo l’udienza, nel corridoio del Tribunale di Vallo della Lucania, la dott.ssa Livia Bicego ha rilasciato una lunga intervista televisiva … Il Comitato ha apprezzato particolarmente il suo gesto di vicinanza e di concreta e tangibile solidarietà, che l’ha portata ad affrontare un lungo viaggio per venire da Trieste fino a Vallo della Lucania e la ringrazia sentitamente.

La deposizione dei medici legali (della difesa) inizia contestando il termine di “contenzione fisica”… Per loro si tratta di una semplice e innocua contenzione meccanica. … Continuano affermando che la contenzione praticata consentiva addirittura a Francesco Mastrogiovanni di potersi muovere, il mantice respiratorio del paziente non era bloccato e che addirittura il paziente poteva assumere la posizione di seduto sul letto. Per loro la contenzione non ha affatto determinato la morte e tra la contenzione e la morte non c’è alcun nesso: la morte è un elemento improvviso, che addirittura avviene nella notte, precisano ignorando che stanno parlando di un paziente che è morto in un ospedale e non in mezzo alla strada e che gli ospedali esistono proprio per curare gli ammalati

.. La contenzione mai vista e mai praticata, ma poi le dottoresse ammettono che la praticavano, precisando che ogni quindici, massimo ogni venti minuti (bontà loro!) slegavano i pazienti, che i pazienti – anche se legati ai polsi e alle caviglie – erano liberi di muoversi nel letto di contenzione. Addirittura una dottoressa dice che erano gli stessi pazienti a chiedere di essere legati…

Solo sette dei diciotto imputati sono presenti e non sarà stato certamente bello sentirsi accusati anche dal consulente dell’Asl Sa3, Prof. Luigi Palmieri, ordinario di Medicina Legale della II Università di Napoli, che senza mezzi termini e con determinazione e chiarezza scientifica li ha accusati di aver praticato una contenzione disumana e assolutamente non necessaria, ricordando che il paziente quando è contenuto – e può essere contenuto solo in casi eccezionali (e tra i casi eccezionali indica il caso in cui non accetti la medicazione) – ha diritto, al massimo ogni dieci ore, a due ore di completa libertà, perché il diritto del cittadino alla libertà non può essere calpestato – per nessun motivo – neanche in una struttura sanitaria ..

.. L’udienza si è conclusa con la lunga e attenta deposizione del medico legale lucano, dott. Ludovico Di Stasio, docente in pensione di anatomia all’Università della Basilicata, esperto di edema polmonare. A domanda dell’avvocatessa Mastrogiovanni se la contenzione fosse una terapia ha risposto: «Quanto mai! Quanto mai! La contenzione non è mai una terapia. Con i farmaci che ci sono oggi si possono ottenere risultati che rendono inutile la contenzione! ..

Anche il dr. Ortano – medico psichiatra – ha risposto alle incalzanti domande dei legali …. Afferma testualmente: “Non mi esprimo sulla liceità o meno della contenzione ma da quello che ho visto dal video a mio giudizio non ricorrevano le condizioni per giustificare la misura coercitiva”; “la contenzione è un reato perché la libertà personale è inviolabile, la contenzione può essere applicata solo nel caso previsto dall’art. 54 del codice penale, quando ricorre lo stato di necessità, ossia quando è necessario salvaguardare l’incolumità della persona oppure di chi gli sta vicino” ..

Ho saputo dell’assoluzione degli imputati per la morte di Giuseppe Casu mentre mi trovavo a Trieste a “Impazzire si può”. L’assoluzione non mi sorprende (anzi la temevo proprio) perchè tutto il processo fondava sulla questione farmacologica che, secondo i periti del tribunale, avrebbero causato la morte. Quel farmaco incriminato viene utilizzato abitualmente nei servizi ospedalieri e nei servizi territoriali. Un uomo è morto legato, è entrato nel servizio ospedaliero per un presunto problema sanitario ed…