Roma, 17 dic. (DIRE – Notiziario sanità) – Salute fisica e mentale dei detenuti e sovraffollamento delle carceri, sono argomenti al centro della polemica da tempo. Dopo la riduzione dei mesi scorsi, si e’ ulteriormente contratta l’attivita’ degli psicologi (ex art. 80 che non sono stati fatti passare al Servizio sanitario nazionale, ma sono stati trattenuti dal ministero della Giustizia) nelle carceri. E questo nonostante il fatto che il ritmo di crescita del numero detenuti imponga, invece, di rafforzare l’assistenza e l’osservazione psicologica. “La vita di una persona privata della liberta’, e’ il primo trauma che il detenuto deve affrontare – spiega Marialori Zaccaria, presidente dell’Ordine degli psicologi del Lazio – In seguito abbiamo il sovraffollamento delle carceri stesse e, a coronamento di tutto questo, la mancanza di risorse che rendono difficile l’intervento. Ogni detenuto poi – continua la psicologa – ha una storia a se’ e un percorso personale da considerare. Nel caso della recidiva, ad esempio, la persona che rientra in carcere perche’ ha commesso ancora lo stesso reato, spesso lo fa perche’ non ha alternative di vita fuori. Probabilmente – sottolinea Zaccaria- nessuno lo ha supportato psicologicamente per aiutarlo a capire e scegliere un’alternativa di vita. La situazione di chi esce dal carcere puo’ diventare folle se non c’e’ un inserimento sociale: qualcuno si ritrova anche senza famiglia, senza casa e ovviamente senza lavoro”. Una situazione di generale sottovalutazione del problema carceri, basti pensare che la riduzione dell’orario di lavoro degli psicologi all’interno degli istituti penitenziari si attesterebbe, in media, fra il 25 e il 30% dell’orario di lavoro e sarebbe causata da una riduzione dei budget assegnati dal ministero di Giustizia. Riduzioni si segnalano in tutte le carceri del Lazio: da Viterbo (dove a fronte di circa 700 detenuti gli psicologi hanno a disposizione 36 ore mensili) a Latina fino agli istituti della capitale. Nel carcere di Frosinone sarebbero rimaste a disposizione degli psicologi 26 ore di attivita’ mensile a fronte di una popolazione di 450 detenuti. A Regina Coeli la riduzione e’ del 30%: i 7 psicologi dell’osservazione hanno ora 15 ore mensili di lavoro. Quelli che occupano di “nuovi giunti” hanno, ognuno, 40 ore mensili. Il tutto per un compenso pari a 17 euro lordi l’ora. “Questi numeri ci preoccupano- afferma Marialori Zaccaria- e’ addirittura paradossale che nonostante i reiterati appelli da parte dell’Ordine, insieme al Garante dei detenuti, per aumentare il numero delle ore di lavoro degli psicologi nelle carceri, palesemente insufficienti per garantire un ascolto ed un sostegno efficace, si debba oggi constatare una riduzione ulteriore rispetto agli attuali 12 minuti al mese per detenuto. Si raffigura ancora una pesante sottovalutazione dell’importanza dello psicologo – conclude Zaccaria – in un contesto di detenzione divenuto sempre piu’ complesso per la presenza maggioritaria di immigrati e di tossicodipendenti – vera emergenza nel Lazio – a cui rispondere migliorando la qualita’ e la quantita’ dell’offerta dell’aiuto psicologico”.