Bologna, 19 nov. – (Dire) Erano accusati di aver picchiato e maltrattato, tra il 2003 e il 2004, otto malati psichici (con insulti, calci e umiliazioni di vario tipo), ma al termine del processo sono stati assolti, “perche’ il fatto non sussiste”. E’ finito cosi’, lunedi’ a Bologna, il processo a tre ex operatori sanitari che all’epoca dei fatti lavoravano nella struttura per malati mentali “Luna nuova” di Bentivoglio, in provincia di Bologna (allora convenzionata con l’Ausl di Bologna), dove secondo l’accusa erano avvenuti i fatti. La sentenza di assoluzione, disposta dal giudice monocratico Letizio Magliaro, ha lasciato di stucco sia le parti civili che l’accusa, sostenuta dal pm Flavio Lazzarini, che aveva chiesto per i tre imputati la condanna a un anno e sei mesi. Per leggere le motivazioni della decisione del giudice occorrera’ aspettare 90 giorni, ma la Procura fara’ probabilmente appello. I tre operatori sanitari, assolti dal reato di maltrattamenti aggravati e continuati, sono: Emanuela Fantuzzi (45 anni di Reggio Emilia), Fabrizio Carosi (40 anni di Rieti) e Alex Pagani (28 anni di San Giovanni in Persiceto). All’epoca, erano rispettivamente la responsabile della struttura, il coordinatore e un operatore tuttofare (ma nessuno dei tre possedeva la qualifica da infermiere). L’accusa contestava loro 17 episodi di maltrattamenti, avvenuti in un anno e mezzo (2003-2004), ai danni di otto pazienti della struttura (che ne ospitava una ventina). Per la stessa vicenda, il 21 dicembre iniziera’ il processo a tre dirigenti sanitari (due dell’Ausl), accusati di concorso doloso nei maltrattamenti in termini di omissione di controllo e negligenza: per il pm Lazzarini non avrebbero vigilato su quanto avveniva nella struttura, ma la sentenza di ieri, per quanto non definitiva, inevitabilmente pesera’ su questo processo parallelo. L’inchiesta su “Luna nuova” parti’ dopo la denuncia, nel giugno del 2004, di un uomo (assistito dall’avvocato Donatella Ianelli) fratello di un ex ospite di “Luna nuova”, malato psichico e nel frattempo morto all’ospedale di Bentivoglio. L’uomo denuncio’ che il fratello, durante la sua permanenza a “Luna nuova” nel 2003 e 2004, aveva subito maltrattamenti e racconto’ episodi di botte e umiliazioni psicologiche da parte di alcuni operatori sanitari ci lavoravano. Tra le altre cose, disse che i malati venivano lasciati senz’acqua, legati ai letti, insultati e anche colpiti con calci quando erano a terra. Alla sua denuncia, poi, si aggiunsero quelle dei parenti di altre sette persone. Le indagini sulla struttura, proseguite fino al 2006, furono svolte dal Nas. La perizia medico-legale non dimostro’ un nesso tra il decesso dell’uomo e i maltrattamenti, quindi il fascicolo per omicidio colposo venne archiviato, ma rimase aperto quello per maltrattamenti, che ha poi portato a processo i tre presunti autori, ieri assolti. I tre dirigenti sanitari (Filippo Renda, allora direttore del Dipartimento di salute mentale dell’Ausl; Ivonne Donegani, allora responsabile del Centro di salute mentale di San Giorgio di Piano; Cristina Belotti, psichiatra direttrice sanitaria di “Luna nuova”) invece, sono stati rinviati a giudizio dal giudice Andrea Scarpa nel gennaio di quest’anno, con un’imputazione coatta che ha accolto la richiesta delle famiglie delle parti offese. Il pm Lazzarini, infatti, per i tre dirigenti aveva chiesto l’archiviazione, per due volte, ma le parti civili si erano opposte, ritenendo colpevoli anche i dirigenti. Ora che i presunti autori materiali dei maltrattamenti sono stati assolti, pero’, sara’ difficile tenere in piedi le accuse per i vertici. In Procura, dove per decidere se presentare o meno appello si aspetta di leggere le motivazioni della sentenza, c’e’ perplessita’ per l’assoluzione del giudice Magliaro, cosi’ come tra gli avvocati di parte civile. L’ipotesi prevalente e’ che la decisione del giudice sia legata a una questione giuridica legata alla tipologia di reato contestata, i maltrattamenti, che per ottenere una condanna esigono, piu’ di altri reati, la prova di una consuetudine, sistematicita’ e abitualita’ della condotta. Forse e’ su questo punto, si ragiona in Procura, che il giudice ha ritenuto non sufficienti le accuse raccolte. Gli episodi documentati (in aula hanno testimoniato i parenti dei malati ospiti della struttura, perche’ questi ultimi non erano nelle condizioni di testimoniare), erano in totale 17, avvenuti nel giro di un anno e mezzo e riguardanti otto persone. In aula, sono 12 le persone che hanno sostenuto le accuse. Il pm Lazzarini rimanda la decisione sull’impugnazione a dopo la lettura delle motivazioni, ma non nasconde che la voglia di andare fino in fondo c’e’, anche nell’ottica di dare un segnale. A maggior ragione perche’ si tratta di una tematica, quella dei maltrattamenti nelle realta’ pschitriche, su cui non esiste quasi casistica o letteratura giudiziaria.